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Federico II, il quadro politico dopo le elezioni dei rappresentanti degli studenti

di Francesco Cannone

E’ passato quasi un mese da quando, il 1 e il 2 Aprile, all’Università Federico II di Napoli, gli studenti hanno votato per eleggere i loro nuovi rappresentanti in fondamentali organi dell’ateneo.

Il 9 Aprile sono stati publicati i risultati elettorali ufficiali provvisori, il 16 quelli definitivi, il 24 gli stessi sono stati aggiornati in seguito ad alcune segnalazioni di errori da parte di studenti e associazioni studentesche. Ma potrebbero cambiare ancora, pur se le differenze sarebbero lievi. Il problema è relativo al Regolamento di Ateneo per le elezioni delle rappresentanze studentesche, il quale, scritto tecnicamente male, suscita problemi d’interpretazione. Le associazioni Confederazione degli studenti e StudentiGiurisprudenza.it avevano sottolineato entrambe come il 16 Aprile si fosse erroneamente proceduto a proclamare gli eletti in consiglio degli studenti d’ateneo sulla base di una applicazione “pura” del motodo D’Hondt, non tenendo conto di quanto invece stabilito dal Regolamento di Ateneo di riferimento, in particolare rispetto alla garanzia d’elezione individuata dal Regolamento a favore, per ogni ex Facoltà, del candidato che otteniene il maggior numero di preferenze. Errore riconosciuto dalla Commissione Elettorale stessa, la quale, però, nell’applicare il Regolamento, di fronte alle due possibilità d’interpretazione dello stesso, suggerite l’una da Confederazione degli studenti e l’altra da StudentiGiurisprudenza.it, ha ritenuto corretta la prima, ritenendo la seconda “non aderente a quanto testualmente previsto nell’art.35 del Regolamento”. StudentiGiurisprudenza.it ha presentato oggi un ulteriore ricorso avverso tali motivazioni e nei prossimi giorni cercherà di rafforzare la propria pretesa giuridica agli occhi dei decisori e dell’opinione pubblica studentesca mediante la ricerca di dichiarazioni di sostegno politico da parte di altre associazioni studentesche dell’ateneo che riconoscano la propria interpretazione come possibile e migliore. Il problema è come procedere nel caso in cui un candidato che risulti già eletto “in primis” ex art.35.1 (in qualità di “garantito” ex art.30 in quanto è il più votato della propria ex Facoltà) risulti eletto anche attraverso l’applicazione del metodo d’Hondt ex art.35.2. L’interpretazione utilizzata dalla commissione fa sì che in tale situazione, non potendo un solo candidato cumulare sulla propria persona due seggi, debba risultare eletto il primo non eletto della medesima lista. Cioè un candidato, per il solo fatto di essere il primo eletto della propria ex facoltà ed essere riuscito a rientrare anche nei seggi assegnati con il metodo d’Hondt, riesce – argomenta StudentiGiurisprudenza.it – in maniera palesemente paradossale, illegittima e antidemocratica ad ottenere un ulteriore seggio per la propria lista: il voto dato al candidato che, all’interno della ex Facoltà, otteniene il maggior numero di preferenze finirsce così col valere doppio, andando a garantire l’elezione di un altro candidato della lista del garantito. L’interpretazione fornita, invece, da StudentiGiurisprudenza.it si autopropone come coerente con il dato testuale ed in armonia con i principi statutari (art.26: “Il Consiglio degli studenti è composto […] da una equilibrata rappresentanza elettiva degli studenti afferenti alle diverse strutture didattiche”) e costituzionali (artt.1, 3 e 48: “L’Italia è una Repubblica democratica”; “Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge”; “Il voto è personale e uguale”) e vuole che, ove risulti eletto anche mediante applicazione del d’Hondt lo stesso candidato già eletto “in primis” ex art.35.1, si debba – seguendo il dato testuale dell’art.35.2 che parla di “rimanenti posti assegnati al collegio […] attribuiti secondo il metodo d’Hondt”– continuare con l’applicazione del metodo d’Hondt per il numero di seggi pari a quelli dei “doppiamente eletti” (sia ex art.35.1 che ex art.35.2, cioè come eletti “in primis” e “secondo il metodo d’Hondt”).

Ad ogni modo, che il ricorso venga accolto o meno, il risultato macro-elettorale non cambia. Il gruppo formalmente vincitore delle elezioni è in maniera netta Confederazione degli studenti: due consiglieri d’amministrazione su due, cinque senatori accademici su cinque, 29 – se il ricorso di cui sopra non verrà accolto – consiglieri d’ateneo su 28 (eletti in consiglio degli studenti d’ateneo al di fuori del circuito di Confederazione soltanto 9 rappresentanti: 1 di Apotema, 1 di StudentiGiurisprudenza.it, 1 dell’Udu, 1 di Viviunina , 2 della Run e 3 di Link).

Un risultato possibile solo grazie all’alleanza che Confederazione aveva stretto positamente con Tommaso Pellegrino (“Terza Pagina” aveva raccontato l’intero quadro politico), che ha condotto per sé una partita perfetta ed è il vero vincitore di queste elezioni. Voleva diventare consigliere d’amministrazione e ha saputo assicurarsi la certezza della vittoria alleandosi con Confederazione; al contempo ha affossato dall’interno una delle principali associazioni studentesche nazionali (Studenti per le Libertà), aprendosi un varco d’azione enorme nella sua stessa area politica, subito occupato da “L’aria che tira”, suo nuovo soggetto che ha fondato e dirige insieme a Peppe Fontana (della Sun, anche lui un ex Spl, eletto l’anno scorso nel Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) con la benidizione politica dei cosentiniani. La nuova associazione è appena nata ma è già forte e, soprattutto, si muove libera dal principale limite di Spl: il legame al partito. Infatti, pur ponendosi come riferimento per gli studenti di (tutto il) centrodestra (e quindi non della sola Forza Italia), L’aria che tira si professa “apartitica”.

Una partita tutt’altro che perfetta l’ha giocata invece Confederazione, che poteva portare a casa un risultato formale magari più modesto ma sostanzialmente maggiore, autenticamente “suo”. Invece, Confederazione esce logorata nella sua credibilità dall’alleanza con L’aria che tira, dalla quale è stata costretta a smarcarsi subito dopo le elezioni alla prima occasione utile: “Questa tornata elettorale – si legge nel comunicato stampa di commento ai risultati – nelle liste Confederate sono confluiti anche i ragazzi de ‘L’aria che Tira’ i quali, sposando a pieno la storica e ferrea apartiticità, hanno contribuito a questo risultato; purtroppo le recenti dichiarazioni rilasciate al Mattino da Tommaso Pellegrino circa l’appartenenza de ‘L’aria che tira’ al progetto politico di Forza Campania e la ‘dedica’ della vittoria a un leader politico (Nicola Cosentino, ndr), collocano ‘l’Aria che tira’ fuori dal progetto della Confederazione”.”Questi avvenimenti – ha dichiarato Marcello Framondi, Presidente della Confederazione – ci portano quindi, con molta serenità e altrettanta fermezza, a sancire che da oggi le strade della Confederazione e de ‘L’aria che tira’ si dividono, anche se crediamo che la correttezza e il rispetto reciproci costruiti in questa campagna elettorale perdureranno anche in questi due anni di lavoro a stretto contatto e che siano i giusti presupposti a un dialogo democratico che la Confederazione, come sua tradizione, cercherà con tutte le forze dell’Ateneo”. Ciò che rende poco credibile Confederazione è che nelle dichiarazioni di Pellegrino non c’era nulla di nuovo.

Il quadro politico diventa quindi molto simile a quello precedente alle elezioni: nella Federico II ritornano due i gruppi studenteschi predominanti: Confederazione degli Studenti e L’aria che tira (che prende il posto precedentemente occupato da Studenti per le Libertà).