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Il Rock parla inglese/Introduzione

Long-Live-Rock-n-Roll-music-32437447-500-333di Giacomo Palombino

La pasta è cosa italiana, così come la pizza e la Ferrari, mentre la Rivoluzione, quella seria e scritta in maiuscolo, è francese; la birra, gustosa e cristallina, è tedesca, se non fosse per la Guinnes, scura e saporita, che invece è irlandese; il kebab è turco, ma i più sofisticati e curiosi gli preferiscono il sushi giapponese; i cavalli più belli e costosi sono arabi, mentre i “cavalieri” muscolosi, scolpiti nel marmo, sono greci; la contemporanea ansia del cambiamento è spagnola, ma il sogno, quello vero, indiscusso e testato da non pochi, è americano. La musica, sia come arte che come linguaggio, è cosa universale, ma gran parte dei nomi che hanno contribuito ad una sua evoluzione, in maniera particolare riguardo il genere rock, sono inglesi: non lo si afferma tanto per convenzioni inesistenti o stupida idolatria; non lo si conferma neanche, perché, ci si permette di dirlo, è dato oggettivo. Non è del tutto corretto attribuire al Regno Unito la nascita di questo stile musicale, ma è inevitabile partire da quelle terre per un’analisi completa ed affidabile.

Non si vuole qui affrontare una disquisizione di come la musica si sia evoluta da un punto di vista prettamente tecnico, o di come, in un periodo che gira all’incirca fra gli anni ’50 e ’60, sia accaduto qualcosa che ha definitivamente modificato la musica pop: si vuole però partire dal presupposto che per qualunque cosa, che sia un’idea o un atto concreto, esiste un precursore, un iniziatore, che acquista valore e importanza a prescindere dal fatto che successivamente venga inseguito, affiancato o superato da altri. Colombo non è l’artefice della potenza americana, ma è stato il primo europeo (evitando poi parentesi di fanta-storia o teorie rivoluzionarie) a mettere piede sul nuovo continente, aprendo una nuova rotta per i mercati europei, una nuova parentesi per la storia successiva e distruggendo una leggenda che intrappolava i nostri avi in una fetta di mondo. Così, allo stesso modo, nelle terre inglesi è nato un nuovo modo di fare musica, un nuovo modo di intendere e concepire l’arte della composizione; questo è stato esportato, riutilizzato e rimodellato nel resto del mondo, ma la sua origine è nei borghi e nelle città industriali che hanno dato vita ai Beatles così come ai Rolling Stones.

Quello che si vuole raccontare in questa rubrica musicale è un viaggio, diviso esattamente in quattro tappe in diversi centri inglesi (Londra, Manchester, Liverpool e Birmingham) che, per motivi simili e talvolta peculiari, vengono presi come luoghi-simbolo in cui questo fenomeno di cambiamento musicale ha preso vita.

Il Rock parla inglese/Londra

Il Rock parla inglese/Birmingham

Il Rock parla inglese/Manchester

Il Rock parla inglese/Liverpool