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Il Rock parla inglese/Manchester

photo1di Giacomo Palombino

Dopo la sosta nella contea del West Midlands, ci rimettiamo in viaggio alla volta di uno dei centri di più notevole interesse musicale: Manchester. Immaginiamo di prendere un treno, di riposare le gambe dopo le lunghe passeggiate per i canali di Birmingham, e di scendere dal vagone ancora intontiti dopo il tragitto. Proprio lì, fuori dalla stazione, una scritta colorata su di un’insegna enorme recita una frase che ci ricorda di dover essere soddisfatti: “It all comes from here”, espressione pronunciata da Noel Gallagher (ex Oasis) riguardo la sua città. Sì, soddisfatti, perché quella frase ci fa capire che il nostro viaggio alla scoperta del rock inglese ha raggiunto una meta fondamentale. Perché? Perché vengono tutti da qui.
Questo grande centro è la dimostrazione che per trovare il punto nevralgico della musica inglese dobbiamo spostarci verso Nord; infatti, scorrendo l’indice sulla lista dei “mancunians” più celebri della storia, ci si accorge che questi erano tutti musicisti. E che musicisti. Nelle aree ex industriali, sul finire degli anni Settanta, Stone Roses, Smiths, New Order, Buzzcocks, Happy Mondays e tanti altri, animarono con la loro musica i club della città, e non solo quelli. Già, perché i loro album cominciarono in poco tempo ad impazzare nei giradischi di mezzo mondo, e soprattutto mandarono in tilt l’industria discografica, completamente catturata da questo misto di punk, condito da un gusto elettronico e psichedelico.

"Definitely Maybe" (1993) è il primo album degli Oasis

“Definitely Maybe” (1993) è il primo album degli Oasis

Fu così che Manchester divenne “Madchester”, e il rock divenne “Manchester sound”. Proprio con riguardo a quest’ultima espressione, si può tentare un parallelo con una grande città degli States, Seattle. Anche con riferimento a quest’ultima si parlò, con l’arrivo del Grunge di Kurt Cobain ed Eddie Vedder, di “Seattle Sound”, e per la stessa ragione: massiccia proliferazione di band, in qualche modo collegate da un omogeneo stile compositivo. Certo, si sta parlando di due fenomeni che presentano diverse peculiarità, ma probabilmente fu il disagio giovanile di questi centri a spingere tanta gente a “prendere una chitarra in mano”.
Poi, tutto d’un tratto, il declino: negli anni Novanta, il genio creativo che aveva portato alla composizione di album e brani straordinari sembrò scomparire. Ma, appunto, fu pura apparenza: dobbiamo aspettare appena l’arrivo del 1993 per vedere forse una delle punte di diamante della super squadra delle band di Manchester, cioè gli Oasis. Condotti dai fratelli Liam e Noel, che “senza arroganza” si definirono la “migliore band del mondo”, il gruppo ha inciso dei capolavori della storia musicale contemporanea: basti pensare, tanto per dirne uno, a “Wonderwall” , brano fra i più celebri della loro carriera e che conta un numero di reinterpretazioni elevatissimo (una di queste è firmata da Anastacia).
Non è necessario sottolineare quanto Manchester sia rilevante per il nostro viaggio; basta camminare per le strade della città e sono gli stessi “red bricks” a ricordarcelo, poiché spesso vi troviamo incise frasi (come quella riportata all’inizio dell’articolo) che esprimono parole di omaggio per quei grandi “mancunians” che composero capolavori. Una di queste scritte, riferendosi a Manchester, recita così: “Una città che pensa che anche un tavolo sia fatto per ballarci sopra”.