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“Il paese che vorrei”: l’iniziativa culturale dei licei napoletani Umberto, Mercalli e Pansini per coltivare le idee del domani

547560_358901020878652_575069324_ndi Stefano Santos

Dalla collaborazione dei rappresentanti d’istituto dei licei Umberto, Mercalli e Pansini, si è svolta, Martedì 23 Aprile, presso il cinema Ambasciatori, l’iniziativa “#ilpaesechevorrei – problemi, sfide e sogni delle nuove generazioni”.
Nelle intenzioni degli organizzatori, #ilpaesechevorrei, si è posto soprattutto come una risposta all’opinione corrente che tende irresistibilmente a considerare le nuove generazioni come disinteressate alla politica, refrattarie a ogni stimolo culturale, incapaci di coltivare idee; una visione che non è certo completamente slegata dalla realtà, ma che per questo, come essi stessi affermano “vale la pena di raccogliere una sfida di questa portata e smentire, a partire da ognuno di noi, l’etichetta che ci viene affibbiata”.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di diverse personalità del mondo della cultura e dell’associazione e degli stessi studenti, che hanno contribuito con vari interventi. Il tenore dei temi e dei nodi concettuali è stato ampio e diversificato, a partire dal rogo di Città della Scienza, passando per la condizione dei detenuti nelle carceri, la politica, vista nella sua travagliata situazione attuale e nel senso di “come la si vorrebbe”, l’eutanasia, il proibizionismo, arrivando al tema della “green economy” e lo sviluppo sostenibile e la piaga delle mafie.

L’apertura della giornata, l’introduzione delle tematiche che sarebbero state affrontate, è stata affidata a Claudio Bottiglieri e Sara Furioli, rappresentanti del Mercalli, e si è ispirata al modello reso famoso dal programma televisivo “Vieni via con me”: infatti, in un duetto, hanno letto un lista intitolata, “Il Paese che vorrei”; dopo di loro, si è avvicendato Massimo de Giovanni, rappresentante dell’Umberto, con una lista dello stesso genere.
I rappresentanti delle due scuole, Umberto e Mercalli, si sono poi succeduti nel presentare gli ospiti che hanno scandito la giornata.

Il rogo di Città della Scienza

Il rogo di Città della Scienza

I primi ad intervenire sono stati Alfonso Fraia e Carla Giusti, entrambi rappresentanti della Fondazione IDIS – Città della Scienza.
Il primo, partendo dal racconto che Ermanno Rea ne “La Dismissione” fa dello smantellamento dell’Ilva di Bagnoli, parla del progetto di ricostruzione del quartiere come segno d’amore, centro propulsivo di legalità e ricostruzione democratica, facendo anche paralleli con l’imminente anniversario della Liberazione e le parole del padre costituente Piero Calamandrei e ricordando le varie iniziative che sono state organizzate all’indomani del rogo del Science Center, come “Cantiere scuola: mattone su mattone ricostruiamo Città della Scienza”, a cui hanno partecipato bambini e studenti di Napoli e provincia.
La seconda, architetto e dirigente di Città della Scienza s.p.a., si è posta nel solco tematico lasciato dal suo predecessore, tratteggiando la storia del progetto di Città e di come essa non volle porsi come un museo “elitario” con pochi addetti, ma come opportunità di occupazione, dopo la dismissione dell’Italsider, rimarcando il valore di riscatto del lavoro attraverso e il fondamentale valore della partecipazione.
Il nodo tematico è stato chiuso da Jacopo Fusco, rappresentante del Mercalli, che ha letto un contributo appassionato sul rogo di Città della Scienza.

Domenico Ciruzzi, presidente della Camera Penale di Napoli, partendo dalla considerazione che la cultura (intesa anche come “capacità di effettuare delle scelte”) in Italia sia trattata come un surplus da tagliare e ridimensionare ogniqualvolta che la situazione economica lo ritenga necessario e che di conseguenza sia causa di un preoccupante deficit di democrazia, è arrivato a parlare, sulla base della sua esperienza professionale, del carcere di Poggioreale, delle condizioni delle carceri italiane e del “sovraffollamento disumano”. Ciruzzi ha riflettuto sulla carica alienante che i disagi carcerari producono sugli animi dei reclusi, sferzando le coscienze e rendendo attuale quanto detto da Voltaire, che affermava “non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”.

Silvia Ricciardi insieme ad alcuni ragazzi dell'associazione Jonathan

Silvia Ricciardi insieme ad alcuni ragazzi dell’associazione Jonathan

Il successivo intervento di Silvia Ricciardi, presidente dell’associazione “Jonathan ONLUS”, si sposta dalla realtà delle carceri alla realtà contigua degli ultimi, delle persone che si tende a marginalizzare, a guardare con sospetto e diffidenza, i delinquenti, i “mariuoli delle strade”, le “baby-gang” di certa pubblicistica. Dagli ultimi che nascono alle periferie – non solo Scampia, ha tenuto a precisare la Ricciardi – al mondo dell’associazionismo solidaristico e l’universo delle comunità che vivono a stretto contatto con questi ragazzi, aiutandoli a raggiungere una normalità – anche solo vedere il mare – che altrimenti non sarebbe possibile, immersi in difficili situazioni familiari, in un “sistema sociale” deviato – verso cui si deve provare “rabbia” –  che li induce, sia per necessità che per diversità di valori dominanti, al crimine.

Il contributo di Francesco Maselli, ex rappresentante dell’Umberto, studente di giurisprudenza e attivo in politica, ha tentato di chiarire, di fronte al giovane pubblico, la portata politica dei recenti avvenimenti istituzionali, primo tra tutti, l’elezione del Presidente della Repubblica e tutte le polemiche che ne sono seguite, in particolare sulle questioni della rappresentanza e della responsabilità politica. Il discorso ha aperto il filo rosso della Politica, che si terrà presente in quasi tutti gli interventi successivi.

Il turno di Vincenzo Triunfo, ingegnere nell’ambito delle energie rinnovabili, ha introdotto il tema della green economy e della ecosostenibilità. Il discorso si è imperniato sul ruolo dei cosiddetti paesi emergenti (o emersi) e in particolare i BRIC (acronimo che raggruppa Brasile, Russia, India e Cina) nel consumo di energia e delle risorse naturali, già in rapida diminuzione. Triunfo ha ricordato il ruolo e il peso crescente della cosiddetta Green Economy, fulcro centrale di un successivo intervento di Bruno Angelillo, studente del Mercalli, a conclusione dell’iniziativa.

Geppino Fiorenza, referente regionale dell'associazione Libera

Geppino Fiorenza, referente regionale dell’associazione Libera

Davide Cuccurullo, rappresentante dell’Umberto, nel suo contributo ha voluto ribaltare la luce negativa che ha assunto negli ultimi anni la parola “politica”, diventata quasi una parolaccia, sinonimo inevitabile di malaffare e corruzione, riportando al centro la Politica con la p maiuscola, riconnettendosi al significato alto che ne diede lo statista Pericle nel celebre discorso sulla democrazia rivolto agli atenisi nel 461 a.C.

Dalla politica della polis, alla politica organizzata nei partiti con l’intervento di Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani. Al centro del discorso, la crisi delle democrazie moderne, evidente negli ultimi sviluppi delle questioni europee, legate da un’eccessiva dipendenza con l’assetto dello Stato-Nazione ma anche le battaglie politiche tradizionalmente portate avanti dai Radicali, con gli istituti di democrazia diretta previsti in Costituzione: la legalizzazione dell’eutanasia e l’abrogazione del vigente regime proibizionista in materia di stupefacenti, colpevole di aver portato più svantaggi che vantaggi.

"Quando avevo vent'anni", di Ettore de Lorenzo

“Quando avevo vent’anni”, di Ettore de Lorenzo

A seguire, l’intervento di Geppino Fiorenza, referente regionale dell’associazione Libera. Pur esordendo accennando a una preferenza per una scansione diacronica degli interventi più “dialettica”, ha impostato il discorso sull’opera di Libera nel portare avanti la lotta con le mafie, non più caratterizzate dalla “coppola e lupara” quanto dal più familiare colletto bianco, attraverso la riappropriazione alla comunità delle terre confiscate e con il sostegno e la incessante collaborazione con i familiari delle vittime della criminalità organizzata: una lotta soprattutto culturale, in una generale condivisione delle responsabilità.

Proseguendo, il contributo del giornalista Rai Ettore de Lorenzo, che ha richiamato la sua attività, accanto al giornalismo, di trasmissione ai giovani delle scuole dei valori della legalità, tra i principali motivi ispiratori del suo libro “Quando avevo vent’anni”.

Sul tema generazionale si è incentrato l’intervento di Bruno Acconcia, sociologo, il quale ha prima superato la pregiudiziale secondo cui la politica si faccia solo entro le mura delle istituzioni e non nell’universalità del sociale, poi ha fatto un parallelo tra le passate generazioni, in particolare quella che visse il ’68 e la contestazione studentesca, e quella attuale, sempre in una costante lotta e tensione. Pur ricordando il valore di quella generazione (“la migliore”), non ha potuto negare come in seguito essa distrusse tutto ciò che aveva costruito.

Appassionato appello è stato quello di Enrico Corduas, ex rappresentante del Mercalli, al primo anno di giurisprudenza, a indignarsi, a lottare perché si realizzino i diritti, garantiti formalmente ma spesso calpestati, messi in secondo piano, come succede soprattutto nella Scuola e nell’Università, in cui non solo vi è una mancanza cronica di fondi (l’Italia è agli ultimi posti in Europa per investimenti nel settore dell’università e della ricerca), ma vi è anche un’endemica malagestione e spreco delle risorse da parte dagli enti amministrativi. Ha concluso l’intervento con una lettura tratta dagli scritti di Stefano Rodotà.

Tra gli ultimi interventi quello di Carla Viparelli, artista eclettica napoletana, che ha parlato di una progressiva tendenza della società contemporanea a ragionare principalmente in base al denaro, al valore economico di una cosa (tra gli esempi che portava, il valore di un’opera) e a guardare unicamente in base a cosa uno possiede, a scapito delle qualità umana, esortando il pubblico di ragazzi a impegnarsi non perché si fa un preliminare calcolo del ritorno economico che potrebbe comportare, ma soprattutto perché si ama ciò che si sta facendo, ponendo dunque il denaro in secondo piano.

La giornata è stata conclusa con un intervento diverso da tutti gli altri, con il suono della chitarra di Roberto Ormanni, ex alunno dell’Umberto e studente di Lettere, che ha proposto un brano in acustico del proprio repertorio di inediti d’autore, “Terra Promessa.