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“Quando avevo vent’anni”: da Cantone a Battiato, ricordi e riflessioni su Falcone e Borsellino

di Stefano Santos

“Quando avevo vent’anni – 1992/2012 – Interviste, riflessioni e ricordi su Falcone e Borsellino”, scritto da Ettore De Lorenzo (edito da L’Isola dei Ragazzi, 13€), è soprattutto il racconto di un percorso, che si pone principalmente due missioni: la prima, rievocare le stragi del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui quest’anno è ricorso il ventesimo anniversario, per chi all’epoca non era ancora nato, per chi non ha potuto assistere in prima persona agli eventi; la seconda, indagare quale sia stato il testamento di valori che i due magistrati hanno lasciato nell’animo di chi, al tempo, aveva appunto vent’anni. Entrambe le funzioni vengono assolte, oltre che dallo stesso autore, dai personaggi, provenienti da i più disparati settori della cultura (Luigi De Magistris, Raffaele Cantone, Attilio Bolzoni, Daniele Vicari, Franco Battiato) intervistati di volta in volta e dal cui filtro emotivo, dei ricordi di allora, delle diverse ramificazioni che la loro vita ha assunto da quel momento spartiacque della storia italiana, si riesce a trarre una chiave di lettura.
Non assiste a una divisione netta tra la materia trattata e i retroscena che hanno portato alla sua stesura; l’autore infatti porta il lettore in una dimensione in cui il libro non è stato ancora scritto, quando ancora si tratta di un progetto inseguito con la mente: con il proseguire delle pagine, dal principio, dal momento della proposta di scrivere il libro, per concludersi alle battute finali del Giffoni Film Festival, si assiste alla “costruzione” dell’opera, fino a diventare effettivamente compiuta solo con l’ultima pagina. Per questo motivo la narrazione non si presenta compatta, unita; è costellata di parentesi, di divagazioni, di riferimenti, di ricordi, come si trattasse del diario su cui si annota ogni genere di notizia o impressione (continui sono infatti i rimandi alla musica); carattere accentuato dalla veste grafica, particolarmente curata. Anche la molteplicità dei temi toccati risponde a questa impostazione: si passa infatti dalla questione della nuova mafia dei “colletti bianchi”, alla questione dei rifiuti per arrivare ai fatti del G8 di Genova del 2001, dalle parole di Daniele Vicari, regista di “Diaz”, che li definisce “la più grave sospensione dei diritti democratici dopo la seconda guerra mondiale”.
Fondamentale è, infine, il racconto dell’esperienza dell’autore come inviato al Giffoni Film Festival, accompagnato dai ragazzi dei licei di Caserta e Castelvolturno, soprattutto per chiarire come i principali, per non dire esclusivi destinatari di “Quando avevo vent’anni” siano i ragazzi, di come essi abbiano bisogno di maestri e di guide, che non impongano la strada da percorrere, ma che esortino a cercare il cammino da intraprendere, sempre però alla luce dell’impegno civile e dei valori di legalità e giustizia.