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“Reshimo”: la danza della Vertigo Dance Company inaugura il calendario NTFI 2014

RESHIMO Noa Wertheim (8)di Roberto P. Ormanni

Si è alzato il sipario sul Napoli Teatro Festival Italia. Ad inaugurare la settima edizione della rassegna diretta da Luca De Fusco, la danza contemporanea della Vertigo Dance Company, compagnia israeliana già nota alle platee napoletane per le standing ovation ad altri spettacoli come Null, Birth of Phoenix e Vertigo 20.
Ieri, nell’Arena del Museo Nazionale di Pietrarsa, su un palcoscenico montato a pelo d’acqua con alle spalle la scenografia naturale del golfo di Napoli, in scena “Reshimo”, prima mondiale del nuovo spettacolo coreografato da Noa Wertheim, guida superlativa della compagnia Vertigo. Una creazione, sostenuta dalle musiche magistrali di Ran Bagno, che torna a sottolineare il linguaggio fisico della danza israeliana, mostrando l’energia corporea e primigenia di ogni danzatore (sul palco, Yael Cibulski, Micah Amos, Tomer Navot, Sian Olles, Marija Slavec, Eyal Visner, Emmy Wielunsk, Yuval Lev).
Le coreografie della Wertheim, in qualche modo sempre così sovversive, indagano e invadono lo spazio scenico con un’azione che alterna delicatezza sensuale e forza inquieta. Non mancano, però, spunti ironici e parodistici in falsetto, che sfiorano quasi la critica di costume. Si viene a creare, così, un discorso corale tra i movimenti e una profondità di campo che mette costantemente a fuoco ogni livello e ogni ritmo, costruito su una tecnica esemplare e fuori dal comune.
Reshimo, in qualsiasi passaggio, non accantona il principio sostanziale del contatto con il suolo: il piano della scena diventa correlativo oggettivo della terra e della natura e si muove fino ad esplodere in una sorta di danza delle origini. Non è un caso se lo spettacolo prende spunto dai temi della Cabala, guardando alla storia degli inizi del mondo: Reshimo, infatti, secondo gli insegnamenti ebraici, è il Residuo di una Luce Infinita primordiale andata via, un ricordo del passato, una reminiscenza o una rimembranza leopardiana. E allora sembra inevitabile l’epilogo scelto da Noa Wertheim: una pioggia di foglie secche, che si abbatte sui ballerini accendendo un’overture d’autunno, il momento più alto in cui si raccolgono tutti i residui.

 

RESHIMO Noa Wertheim (7)