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“American Hustle”, l’arte della truffa e della recitazione

american-hustle-lapparenza-inganna-poster-italia_middi Marco Chiappetta

TRAMA: 1978 – Il truffatore Irving Rosenfeld (Christian Bale) e la sua amante complice Sydney Prosser (Amy Adams), che si spaccia inglese col nome di Edith, alle prese con una particolare agenzia di usura, vengono scoperti e arrestati dall’agente FBI Richie DiMaso (Bradley Cooper) che propone loro un ricatto: la libertà in cambio della collaborazione a una truffa per smascherare il politico del New Jersey Carmine Polito (Jeremy Renner) e il suo entourage di corrotti, usando come specchio per le allodole un fantomatico sceicco e un grosso investimento ad Atlantic City. Irving fa abboccare Polito, instaurandovi una finta amicizia, ma al contempo i giochi di ruolo e i piani dell’operazione sono compromessi dall’attrazione fatale tra Richie e Sydney, e dalla presenza dell’imprevedibile, volgare, matta moglie di Irving, Rosalyn (Jennifer Lawrence).
GIUDIZIO: Ispirato al vero scandalo “Abscam”, cioè la truffa operata dall’FBI con l’aiuto dell’informatore Melvin Weinberg per denunciare un fitto giro losco di mazzette e favori, mafia e appalti, avvenuto a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, il film di David O. Russell è un eccellente con-movie, il classico film di truffa, rispettoso dei codici del genere, con un dinamismo di scrittura, regia, montaggio e ritmo narrativo superbi, tipici dello stile del regista. Ma è di più di un semplice film di intrattenimento, per quanto riuscito nel suo intento: c’è l’affresco di un’epoca, con le sue scenografie e costumi kitsch, i suoi look stravaganti, i suoi luoghi iconici e la sua musica (scelta con precisione e passione), e soprattutto il ritratto corale, intimista, di un gruppo di personaggi legati e separati da gelosie, passioni, amori, amicizie, rivalità. La direzione degli interpreti è da sempre la peculiarità di questo regista, che strappa il meglio dai migliori, con i suoi primi piani, le sue carrellate sui volti, la tensione – ora erotica, ora violenta, ora tragica, ora comica – tra quattro mura, quasi teatrale, ma con un occhio, uno sguardo cinematografico verso l’introspezione che è tanto prezioso quanto attento. È questa la carta vincente: l’arte dell’attore, che è poi l’arte di truffare, e se vogliamo una riflessione sulle mascherate di ognuno nella vita di ogni giorno. Attenti a cogliere ogni sfumatura psicologica, ogni tic e ogni debolezza, gli attori tutti sono da dieci e lode. Christian Bale, ingrassato di oltre venti chili e con riporto, ruba ovviamente la scena, ma sono altrettanto inediti il Bradley Cooper riccioluto tornato alla vena brillante, l’istrionico Jeremy Renner (il solo alla prima esperienza con Russell), pur ridimensionati di fronte alla bellezza, all’appeal seducente, alla femminilità energica di Amy Adams e Jennifer Lawrence, abbigliate, truccate, pettinate ad arte, e in ruoli cuciti su misura. C’è spazio persino per un Robert De Niro mezzo calvo in un mitico cameo. “American Hustle” trasuda talento e intelligenza a ogni secondo, distrae e coinvolge senza sosta, ma non accontentandosi solo dello spettacolo e del divertimento, vira piuttosto verso una dimensione umana, emotiva, intimista, passionale assolutamente originale e personalissima.
VOTO: 3,5/5