Home » News, Politica » Decreto Zanonato sulle attività offshore: applicazione futura di una legge passata

Decreto Zanonato sulle attività offshore: applicazione futura di una legge passata

Trivelle-offshore-Sicilia-Greenpeace-e-Regione-contro-Perla-e-Vega-Bdi  Gennaro Di Domenico

Lo scorso 4 Settembre, il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato ha firmato il decreto di riordino delle zone marine aperte alla ricerca e coltivazione di idrocarburi, in coerenza con le norme di legge approvate dal Parlamento nell’ultimo anno e con la direzione indicata dalla Strategia Energetica Nazionale.
Il decreto determina un quasi dimezzamento delle aree complessivamente aperte alle attività offshore (estrazione del petrolio in vicinanza di un ambiente marino), che passano da 255 a 139 mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste e comunque già interessate da ricerche di Paesi confinanti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza italiani ed europei. “Con questo provvedimento – dichiara il Ministro Flavio Zanonato –  sosteniamo lo sviluppo delle risorse nazionali strategiche, concentrando le attività di ricerca e sviluppo di idrocarburi in poche aree marine a maggior potenziale e minor sensibilità ambientale”. “Il decreto – sottolinea il ministro – prevede l’impiego dei più elevati standard di sicurezza e di tecnologie di avanguardia nelle quali le aziende italiane detengono una posizione di leadership internazionale”. Tra dubbi, polemiche e apparenti bei propositi, è il caso di riordinare le idee e fare un resoconto dei fatti; dietro la consueta retorica di maniera, le cose stanno infatti diversamente. “Il decreto del 9 agosto del Ministro dello Sviluppo economico non ferma le autorizzazioni in corso per nuove trivellazioni finalizzate alla ricerca e alla coltivazione di idrocarburi di fronte alle nostre coste”, denuncia la presidente del gruppo Misto e di Sel Loredana De Petris, ritenendo che sia “urgente un intervento del Parlamento per scongiurare il rischio petrolio per le nostre coste, una scelta che avrebbe conseguenze devastanti per il turismo e l’economia costiere delle regioni interessate”.
A rincarare la dose ci pensa Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club: “Zanonato fa il furbo e tace sulla riapertura per le trivellazioni che, comprese tra le 5 miglia e le 12, erano state vietate da Prestigiacomo e che furono riammesse da Passera. Lui parla solo del futuro, che non era in discussione “; unica restrizione che il nuovo provvedimento aggiunge, prosegue l’ex senatore democratico, è la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche. “Peccato che nessuno abbia mai pensato di andare a trivellare lì dato che di petrolio non ce n’è. Sarebbe come vietare di attingere acqua dal Sahara”, sottolinea ancora Ferrante.

Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico

Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico

Ad assestare il mortal colpo ad una legge nefasta e calcolatrice, ci pensa Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, ritenendo che “Il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, sbandierando urbi et orbi un decreto ‘contro le trivelle’ non fa altro che applicare il nefasto Art. 35 della Legge 83/2012 che ha riportato le piattaforme petrolifere sotto le spiagge degli italiani”.  Il vero problema, è che ci sono decine di istanze di ricerca per giacimenti di petrolio presentate negli scorsi anni in aree oggi “vietate”. In Italia il procedimento amministrativo è spezzato in tre fasi, con tre distinti processi di Valutazione di Impatto Ambientale: prospezione sismica, trivellazione esplorativa e trivellazione commerciale. La domanda di cui tutti attendono risposta è se il ministero dello Sviluppo economico (MISE) e il ministero dell’Ambiente considerano o meno un “diritto acquisito” dei petrolieri quello di realizzare oggi nuove trivellazioni a meno di 12 miglia dalla costa, per il fatto di aver ottenuto anni fa (con procedimenti talvolta contestabili) l’autorizzazione alla prospezione sismica o alla trivellazione esplorativa.
“Invece di annunciare nuovi decreti basati su vecchie leggi che già in passato hanno creato molti problemi, il Ministro Zanonato farebbe bene a dire chiaro e tondo che tutte le prossime richieste di attività di ricerca e sfruttamento di idrocarburi in mare dovranno conformarsi alla legge in vigore”, continua Giannì.

Ormai nella stanza dei bottoni si assiste a una gara a chi declina in maniera più attraente l’ormai magica  green economy; termine che a furia di essere usato, insieme agli altrettanto abusati “sostenibile” e “sostenibilità”, è utile per darsi un’immagine più moderna e presentabile. Ma non corrisponderebbe ad un fantasmagorico controsenso usare e abusare linguaggi moderni servendosi poi di una logica old economy?