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Quando indignarsi non basta più/2

non-arrendetevi-libro-63738di Francesco Cannone

“Indignatevi!”, “Impegnatevi!”, “Non arrendetevi!”, sono i tre fortunati e sempre attuali pamphlet di Stéphane Hessel sull’impegno civico. Nel primo, più approfonditamente analizzato in un precedente articolo, l’autore esorta a reagire contro la radicale messa in discussione delle conquiste sociali della Resistenza francese, cui egli ha partecipato in prima persona, e, in generale, contro tutte le ingiustizie. A reagire con indignazione, che sembrerebbe capace di dare luogo da sola e immediatamente a un impegno efficace, a una nuova Resistenza. Ma la domanda posta ad Hessel in apertura di “Impegnatevi!”, dialogo con Gilles Vanderpooten, presuppone, invece, che indignarsi non basti. “Come tradurre la Resistenza oggi? E in quali lotte, precisamente, impegnarsi?”. I temi considerati sono gli stessi di “Indignatevi!”, ma qui Hessel specifica i modi di azione e propone anche soluzioni. “Oggi è riflettendo, scrivendo, partecipando democraticamente all’elezione dei governanti che si può sperare di far evolvere intelligentemente le cose. Con un’azione a lunghissimo termine”. La democrazia è il fine, ma deve essere anche il mezzo. “Non è con delle azioni violente, rivoluzionarie, rovesciando le istituzioni esistenti, che si può far progredire la storia, ma con la cooperazione delle forze in campo”.

In “Engagez-vous!”, tuttavia, l’accento, pur spostandosi dal momento dell’indignazione a quello dell’impegno, non cade sulla specifica forma politica di quest’ultimo, come invece avviene in “Non arrendetevi!”. Qui Hessel si dice piacevolmente sorpreso dell’impatto che “Indignatevi!” ha avuto in Spagna, impressionato dal numero di scesi in piazza. Poi arriva al problema: “Come tradurre questo movimento in un’alternativa per cambiare le cose”, aldilà degli effetti positivi immediati, cioè avere smosso le coscienze e fatto rinascere il sentimento di doverci mobilitare per cambiare le cose. Così Hessel ammette: “Indignarsi non basta. Se qualcuno crede che per cambiare le cose basti manifestare per le strade, si sbaglia. Bisogna proporre una visione ambiziosa dell’economia e della politica che sia capace di trasformare la condizione del nostro Paese. Non ci si può limitare alla protesta. Bisogna ritrovare il gusto della politica, perché senza politica non può esserci progresso”. Il primato della politica viene ammesso. Viene ammesso che Politico è Bello. Che Politico è Nobile. Ma ci sono tanti modi di fare politica.

Stéphane Hessel (1917-2013)

Stéphane Hessel (1917-2013)

Per Hessel, però, quello giusto è uno solo: entrare nei partiti politici, in quelli tradizionali, o, comunque, in quelli già esistenti (“Meglio stare dentro che fuori”), in quanto, nonostante tutti i loro difetti, restano “strumento essenziale della partecipazione politica nelle democrazie istituzionali nelle quali viviamo”. Scrive Hessel: “Se volete che le cose cambino, il lavoro deve essere fatto con l’aiuto dei partiti. Ognuno deve trovare il partito più vicino alle proprie rivendicazioni ed entrare a farne parte. Non si deve avere il dubbio di entrare nei partiti. Bisogna infiltrarsi nelle loro strutture per cercare di cambiarne il funzionamento dall’interno, e di far avanzare le nostre idee. L’attuale sistema dei partiti è in crisi. La gente non si fida dei partiti, chiusi in se stessi, minati dagli scandali, dalla corruzione, e diretti da pesanti apparati che si preoccupano più della propria sopravvivenza politica e della spartizione di quote di potere che non di cambiare davvero le cose”. Poi aggiunge: “Dobbiamo far sì che i partiti diano voce, prima di tutto, ai propri militanti, aprendo nuovi canali di partecipazione. E che si aprano alla società, stabilendo nuove e fruttuose relazioni coi propri simpatizzanti, con le associazioni civiche e con altri collettivi organizzati. Se oggi la democrazia è in discussione questo è dovuto anche alla perdita di vigore dello spirito civico, all’inibizione e all’indifferenza. La trasformazione della nostra società, il cambiamento, deve iniziare dagli individui. Da noi stessi”. Per Hessel è necessario riaffermare lo Stato sociale, ma stavolta in ambito europeo. “E’ giunto il momento – sottolinea l’autore in “Non Arrendetevi” – di dire basta al dominio dell’oligarchia e riconquistare una vera democrazia. Negli ultimi trent’anni, in tutte le democrazie europee, le oligarchie hanno preso le redini. Il potere politico, economico e mediatico si concentra nelle mani di poche persone. Sono i cittadini a doversi mobilitare. E non si otterrà mai nulla se rimaniamo seduti a lamentarci”. Infine, Hessel lancia il suo ultimo appello: “Bisogna alzarsi ed agire. Bisogna compromettersi. E’ necessario creare un potente movimento di cittadini, un’ampia corrente di opinione. Il cambiamento non arriverà da un grande terremoto, ma dall’insieme di numerose azioni di riforma e di trasformazione a tutti i livelli. Il mondo è in pericolo di morte. Può perire per l’ingiustizia sociale ed economica, o per l’ingiustizia ecologica. O per entrambe. Non possiamo permetterlo. Dobbiamo aprire un nuovo cammino. Abbiamo bisogno di una visione capace di edificare un nuovo futuro. Abbiamo bisogno di ambizione e coraggio. Per evitare che il mondo vada in pezzi. Siate ambiziosi! Non arrendetevi!”