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“World War Z”: Brad Pitt contro gli zombi nel miglior kolossal degli ultimi anni

48617di Marco Chiappetta

TRAMA: Una misteriosa epidemia di zombi invade le strade di Philadelphia e di tutto il mondo, gettando le popolazioni verso il caos e lo sterminio. In questo scenario apocalittico, Gerry Lane (Brad Pitt), padre di famiglia ed ex funzionario delle Nazioni Unite, mette al sicuro la moglie (Mireille Enos) e le figlie su una nave governativa, e per conto dei suoi ex capi parte per una missione internazionale alla ricerca della causa e di un probabile vaccino per questa pandemia: non trovando soluzioni in Corea del Sud, la sua squadra parte per l’Israele, apparentemente ancora libero dal male.
GIUDIZIO: “Un film di zombi per chi non ama i film di zombi” ha scritto il critico americano Matt Zoller Seitz, che pure lo ha stroncato. Riportando in auge un tema da b-movie, questo enorme kolossal da 200 milioni di dollari, tratto dal romanzo di Max Brooks, sostenuto anche economicamente da un nome come Brad Pitt, è ben oltre la soglia media del genere, per qualità visiva, estetica, emotiva: senza prologhi e fronzoli narrativi, lo spettacolo inizia subito e perdura fino alla fine, se non addirittura oltre, con intelligenza, ritmo, senso della suspense, e grazie a una messinscena sontuosa (dirige l’eclettico Marc Forster, autore di “Neverland” e “Quantum of Solace”) ed effetti speciali davvero notevoli, tanto sofisticati e stupefacenti da essere quasi realistici. Quanto agli zombie, non c’è quel morboso attaccamento gore per mostrarne l’orrore e il disgusto: lo spettacolo del film nasce proprio dal sentimento della paura, della fuga e del pericolo, che è anche, per l’America scottata dal terrorismo, malata di guerra e armi, timorosa delle tensioni nucleari, l’ossessione più attuale, l’incubo più vero. Il nemico si vede, eccome, ma non è quello che importa. Dimenticando, perché si deve, l’assurdità fantascientifica e le sue miracolose conseguenze, è un film di sicuro intrattenimento, piacevole evasione, come sempre lievemente metaforico, le cui ovvie, hollywoodiane ingenuità passano in secondo piano rispetto alle emozioni e ai brividi che, grazie al gran dispendio di mezzi, arrivano a destinazione. Cupissimo, piuttosto bilanciato nella retorica, spaventoso e divertente, ha al suo attivo sequenze di grande cinema, come l’assalto degli zombi alle mura di Gerusalemme. Qualcuno forse troverà della politica in questa parte di film, e si sbaglierà: è solo un pretesto, proprio come gli zombi.
VOTO: 3/5