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Leopold Staff, l’amore per la vita nella comunicazione tra poeta e lettore

Leopold Staff (1878-1957)

Leopold Staff (1878-1957)

di Lisa Davide

“Dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare!”. E’ quanto affermava l’attore Robin Williams ne “L’attimo fuggente”; e, anche se il film risale al 1989, il poeta polacco Leopold Staff, alla fine dell’800 e nei primi decenni del ‘900 già sembrava aver introdotto nella poesia questo concetto. Staff fu un poeta e filosofo appartenente a vari movimenti letterari importantissimi e diversissimi tra loro. Nato il 14 novembre 1878 a Leopoli, iniziò la sua carriera poetica pubblicando nel 1901 “Sogni di potenza” (“Sny o potędze”) rivelando la sua predilezione per i motivi del modernismo, permeati da un inequivocabile senso di tristezza che, manifestandosi nella società del primo Novecento si rifletteva nella propria anima. Tutto ciò viene testimoniato di continuo attraverso il livello terminologico più che a mezzo di quello retorico, risultandone così una comunicazione molto intensa tra il poeta ed il lettore. Stesse caratteristiche della prima raccolta presentano anche le successive pubblicate di lì a poco: “Il giorno dell’anima”( “Dzień duszy”, 1903), “Agli uccelli celesti” (“Ptakom niebieskim, 1905”), “Il ramo in fiore” (“Gałąź kwitnąca”, 1908), “I sorrisi delle ore” (“Uśmiechy godzin”, 1910), “All’ombra della spada” (“W cieniu miecza”, 1911), “Il cigno e la lira” (“Łabędź i lira”, 1914). Specialmente nelle ultime tre raccolte precedentemente elencate, si intuisce un disprezzo molto evidente nei confronti del grado di cupezza e disarmonia che ha raggiunto lo stile di vita dell’uomo, definito da Staff quasi come una bestia. Questa visione scura e incerta della società pur essendo condivisa da molti letterati dell’epoca, tuttavia non fu determinante per il successo del poeta. A concorrere fortemente per la sua fama fu anzi la rinuncia allo stato d’animo proprio del decadente. Staff si avvicina quindi sempre più velocemente alla convinzione di costruire un ideale di uomo forte, senza paura degli avvenimenti della storia; l’amore per la vita diventa un’irrinunciabile questione esistenziale. Quest’uomo combattivo e coraggioso è realizzato perfettamente nel poema intitolato “Adamo” (1914), in cui il protagonista, ero convinto dei propri desideri, è continuamente impegnato a trasformare, migliorare, se stesso e il mondo intorno a lui. Le caratteristiche dell’eroe di “Adamo”, però, si ritrovano, poco meno marcatamente, anche nel poema filosofico “Il maestro Twardowsky” e nella splendida lirica “Il fabbro”. Il percorso poetico di Staff arrivò, verso la fine del secondo decennio del ‘900, ad una tappa fondamentale quando il poeta entrò a far parte del movimento letterario noto come la “Giovane Polonia”. Questo momento determinò per lui il legame con alcuni personaggi di spicco della letteratura polacca come Jeroslaw Iwaszkiewicz, Julian Tuwim e Antoni Slonimski, fondatori nel 1919 del gruppo di poeti “Skamander”. Più tardi, con le raccolte “Cruna d’ago” (“Ucho igielne”, 1927) e “Gli alberi alti” (“Wysokie drzewa”, 1932) Staff è più vicino al Simbolismo, chiarendo però che, rispetto ai simbolisti, preferisce intendere le parole non come scudi per difendersi dalla comprensione, dal significato che la poesia porta in sé, ma come un ponte tra l’immagine che i versi danno al lettore ed il significato che il poeta attribuisce alla sua opera. Questa posizione assunta da Staff diviene più netta ne “Il colore del miele” (“Barwa miodu”, 1936) della quale la lirica “Ars poetica” ne è l’espressione più convinta. Le tre ultime raccolte sono “Tempo morto” (“Martwa pogoda”, 1946), “Il vimine” (“Wiklina”,1954) e “Le nove muse” (“Dziewięć muz”, pubblicata postuma nel 1958). Specilamente l’ultima opera fu sorprendente per lo stile che i suoi contemporanei trovarono ancora mutato. Di Staff si ricordano anche celebri esegesi di testi di autori europei ed italiani, soprattutto di D’Annunzio e Michelangelo.
In un’epoca di grandi, rapidi e subdoli cambiamenti, com’è quella presente, Staff ci ricorda quanto sia importante vivere e comprendere i mutamenti del tempo e che è stupido, illegittimamente doloroso farsi schiacciare da essi. Bisogna sempre riconoscere l’idea che ci possa essere un punto di vista migliore da quello dal quale stiamo ora guardando; il poeta polacco ci insegna, quindi, a diffidare di chiunque ci offra convinto, un unico modo di leggere la realtà. La realtà è in continuo mutamento, come la stessa carriera poetica di Staff ha saputo dimostrare.
Leopold Staff muore il 31 maggio 1957 a Skarżysko Kamienna.

“Ars poetica”

Un’eco dal cuore sussurra:
“Prendimi prima ch’io languisca,
Che diventi diafana, azzurra,
Che impallidisca, che sparisca!”

Come una farfalla l’afferro,
Non già per sbalordire il mondo,
Ma per render l’attimo eterno,
Perché tu comprenda a fondo.

E il verso che viene dal bardo,
Vestito di suoni e d’arcano,
Sia limpido come uno sguardo,
Sia come una stretta di mano.

(L. Staff, 1932)