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Springsteen in concerto a Napoli: cartolina di una serata da ricordare

BRUCE SPRINGSTEEN IN CONCERT IN NAPLESdi Giacomo Palombino

Esistono i concerti rock, e poi esistono i concerti di Springsteen. Esistono gli effetti speciali, le coreografie mozzafiato che ti lasciano senza parole, e poi c’è il Boss, che con una chitarra e un’armonica a bocca ti fa commuovere e urlare come un disperato. Esistono i gruppi rock, e poi esiste la E-Street Band. Non si può veramente dire di essere stati ad un concerto finché non si è visto almeno una volta suonare e cantare dal vivo Bruce Springsteen: lo sanno bene quelli che, per la prima o per l’ennesima volta, hanno visto l’artista americano esibirsi in Piazza del Plebiscito, a Napoli, lo scorso 23 Maggio; lo sanno ancora meglio quelli che, per essere lì, nelle prime posizioni, a respirare più da vicino la presenza di Bruce, hanno iniziato la loro fila qualche giorno prima, per aggiudicarsi un numero che gli avrebbe permesso di entrare nel tanto conteso Pit, l’area della piazza immediatamente confinante con il palco; lo sanno, forse meglio di tutti, coloro che hanno lavorato e si sono impegnati al fine di avere il rocker nella capitale partenopea (il concerto è stato allestito e fortemente voluto dalla Barley Arts Promotion di Claudio Trotta, manager italiano di Springsteen).
Un evento sensazionale, unico, memorabile, non tanto e non solo per lo spettacolo musicale e artistico di per sé, ma in particolare per l’occasione che si è venuta a creare: in un Sud, in una città, in un ambiente troppo spesso denigrato, insultato e deriso, un evento musicale di tale portata genera, comunque la si vuole vedere, qualche speranza. E porta anche moneta, lì dove il turismo “occasionale” non è forse sviluppato come in altre zone della penisola dove, al contrario, un concerto di questa portata non è un episodio sporadico.
Quello che colpisce di Springsteen, ciò che più cattura ed emerge della sua persona dopo un concerto di più di tre ore, è l’estrema vicinanza con il pubblico: sul palco non c’è una star, non c’è un idolo da contemplare e ascoltare, ma c’è un uomo che vuole cantare con i suoi fan, che vuole ballare e divertirsi con quelli che da anni lo seguono, che vuole resistere sotto la pioggia fino alla fine dello spettacolo insieme a tutti coloro che finalmente hanno scoperto la bellezza di una sua esibizione dal vivo. Farsi vedere sul palco e suonare due ore prima dell’inizio dello show, far cantare un bambino davanti alla folla (ventimila persone su una capienza di 25mila), dedicare una canzone (“Rosalita”) ad una coppia di ragazzi che gliela propone, sono gesti che acquistano un valore che va oltre il semplice “fare musica”, va oltre il comune dare spettacolo o il banale intrattenimento: è qualcosa di diverso, qualcosa di più coinvolgente e accattivante. È più amicizia nei confronti di chi lo ama e passione per ciò di cui vive.
Non possiamo dire oggi se Bruce tornerà di nuovo a sud di Roma, in quella terra che lui chiama “casa”. Ma sicuramente, oltre i simboli e l’architettura di piazza del Plebiscito, da quel 23 Maggio un altro monumento è stato eretto al centro di Napoli: è l’immagine del Boss, con il suo sorriso, la sua passione, la sua cordialità da “uomo meridionale” e, soprattutto, con la sua musica. Un’immagine che rimarrà impressa per molto tempo nella cornice di Piazza del Plebiscito.

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