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“Pensiero Visivo”: Gorirossi accompagna l’arte con lapoetica e lancia il suo movimento al MAC di Capua

Il MAC di Capua

Il Museo di Arte Contemporanea di Capua

di Miriam Picozzi

15 aprile 1874, Parigi, Boulevard des Capucines. Lo studio del fotografo Felix Nadar ospita la prima mostra ufficiale dei pittori impressionisti. Rifiutati i canoni accademici, rifiutati dal Salon ufficiale, i critici e gli intenditori non sono propensi a spendere parole positive per le nuove forme dell’arte, per queste impressioni, per queste incompletezze. Oggi, a distanza di un secolo, gli storici dell’arte hanno cambiato volto e la diversità e l’innovazione degli impressionisti sono modelli pittorici al parti dei paradigmi classicisti.
28 giugno 2011, Capua, MAC. Nel Museo di Arte Contemporanea il maestro d’arte Umberto Gorirossi lancia il movimento artistico–culturale “Pensiero Visivo“.
L’atteggiamento comune verso il nuovo, verso forme inedite, nell’arte così come nella storia e nel vissuto, si manifesta con violenza e asprezza. L’arte contemporanea, eccessivamente ermetica per essere compresa. L’arte contemporanea, eccessivamente elementare nei mezzi espressivi scelti per la sua realizzazione. Gli artisti, nell’Ottocento come oggi, anticipano un certo tipo di sensibilità, un modo di sentire proprio di altri tempi, tempi non ancora vissuti. Umberto Gorirossi vuole livellare queste incomprensioni, vuole apportare un cambiamento nel rapporto fra artista e fruitore e far si che “l’arte contemporanea sia per tutti, non solo per gli intenditori”. Ecco “Pensiero Visivo”.

"Esotik", di Umberto Gorirossi

“Esotik”, di Umberto Gorirossi

La prima opera del maestro, “Esotik” – 40×60, tempera fine su tela – rappresenta un paesaggio. Un castello che si innalza sulle sabbie di un deserto, poche palme, un’atmosfera fra il mistico e l’esotico. Un paesaggio. Su consiglio di un amico, concetti e pensieri iniziano a inserirsi nelle rappresentazioni pittoriche per un’arte che non vuole esaurirsi in un mero compiacimento estetico, per un’arte che vuole trovare un suo cantuccio, un luogo, una dimensione che dia vitalità a riflessioni utili sulle problematiche che avvolgono il nostro quotidiano. La poetica diviene così un elemento integrante delle espressioni visive, uno scritto accompagna costantemente le tele del maestro, non ponendosi come un inquinamento, un elemento estraneo – come taluni hanno obbiettato – ma presentandosi come una guida all’emozione dell’artista assicurando la comprensione del messaggio che vuole essere condiviso senza alcuna pretesa di imporsi. La poetica – spiega il Gorirossi – in tal senso si oppone al “critico che inventa”, a colui che esprime il proprio sentire, il proprio flusso interiore tramite voci terze, tramite l’operato e la creatività di artisti che vengono così interpretati in modo del tutto arbitrario; la poetica in tal senso è un ausilio fondamentale per il “critico che studia”, per colui che vuole intendere l’interiorità dell’artista nella sua essenza e dimensione più autentica. Su questa stregua, su questi slanci si delinea tutta la produzione artistico–pittorica del maestro Gorirossi, un percorso che offre una visione del pensiero, un sentiero che restituisce un senso ed una finalità all’arte inquadrando i sui spazi inesplorati. Tecniche volte a ricostruire le visioni prospettiche, minuziose osservazioni sull’anatomia umana, concetti di armonia e proporzione, tutti strumenti di cui si sono serviti gli artisti per raffigurare su tela la realtà con rigore e precisione, perfezione rappresentativa raggiunta dal progresso con le sue macchine e con i suoi nuovi strumenti fotografici: oggi l’arte non ha bisogno di volgersi alla morfologia del mondo fisico, ma indaga le forme del pensiero e le attività cognitive della mente.
Questi gli impulsi, questo l’incipit che hanno portato il 28 giugno 2011 presso Museo di Arte Contemporanea di Capua al lancio e all’ufficializzazione del movimento “Pensiero Visivo” in cui si sono identificati e ritrovati artisti come Fabio Baccigalupi, Stefania Chiaravalle e Sara Silberstein; un evento che ha preso forma grazie anche alla disponibilità del direttore del museo Luigi Brandi che, nonostante le difficoltà vissute sito culturale, continua a cercare un contatto più diretto, più vivo con gli artisti offrendo loro dei laboratori dove poter lavorare, e al curatore Gianpaolo Coronas. Un evento che incarna e personifica “la speranza di aver inaugurato un nuovo ciclo di vita per l’ente e la cultura campana, con la speranza di oltrepassarne i confini” come chiaramente avverte Francesco Stancapiano – direttore marketing e comunicazione per Liclè.
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