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Dalla palestra di Maddaloni a Scampia al Teatro Mercadante: quando la cultura rischia la chiusura

Giovanni Maddaloni

Giovanni Maddaloni

di Anita Santalucia

“Il governo è un genitore assente”. Così Giovanni Maddaloni, proprietario a Scampia di una celebre palestra di judo, descrive l’azione del governo di Roma a favore dell’impianto sportivo napoletano. Un intervento assente da parte di chi dovrebbe, in quanto istituzione, salvaguardare realtà importanti che tanto hanno fatto e fanno per il riscatto di una zona da sempre portata come esempio del male e mai del bene. La settimana scorsa, il proprietario della palestra lancia l’allarme: l’impianto rischia di chiudere entro Giungo 2013. Quella stessa palestra di Scampia che tantissime volte è stata al centro delle cronache sportive; lì, infatti, il figlio di Giovanni Maddaloni, Pino, si è allenato e ha conseguito la medaglia d’oro a Sydney 2000 regalando alla sua famiglia e a tutta l’Italia gioie e soddisfazioni. Entro Venerdì 8 marzo, Maddaloni avrebbe dovuto pagare una bolletta della luce pari a duemila euro. Pena: il distacco della corrente e l’inagibilità della struttura. Lo sponsor privato che fino a quel momento aveva sostenuto economicamente la palestra, facendosi carico di una parte delle spese, non era più in grado di dare una mano. Da qui l’appello accorato per un aiuto perché nella palestra di maddaloni non si fa solo sport ma “si salvano i ragazzi dalla camorra, dal mal vivere” e si offre “la possibilità di scegliere e conoscere la bellezza della vita lontano dalla criminalità”. Come accade spesso in questi casi, dalle colonne dei giornali le ipotesi della chiusura della palestra hanno fatto anche riferimento alla camorra e alla possibile volontà da parte dei clan di eliminare la palestra stessa. Ma è stato proprio Maddaloni ad escludere questa eventualità: “Più volte abbiamo ricevuto telefonate di vedove, orfani e familiari di chi è in carcere che chiedevano aiuto per cambiare vita”. L’appello di Maddaloni è stato subito accolto da Roberto Fogliame, dell’associazione “The Best Naples”, già noto alle cronache per aver sostenuto, alcuni mesi fa, le spese del rientro in patria della turista inglese vittima a settembre di uno scippo e di un pestaggio a Via Foria. La volontà dell’imprenditore di estinguere il debito a favore della palestra è stato annunciato, attraverso una nota, dal commissario regionale dei Verdi Ecologisti Francesco Emilio Borrelli e il capogruppo al Comune di “Napoli del Sole che Ride” Carmine Attanasio. Nella nota infatti si legge che “Lunedì prossimo Fogliame consegnerà la somma alla presenza del presidente della Municipalità Angelo Pisani direttamente a Gianni Maddaloni, il titolare della palestra di judo di Scampia. La stessa palestra dove si sono allenati con tenacia il figlio Pino, judoka medaglia d’oro a Sidney 2000”. E così, l’imprenditore Fogliame spiega le motivazioni della sua scelta: “Sono nato a Ponticelli da una famiglia semplice e so cosa significa realizzare un’attività sportiva in un territorio difficile come quello di Scampia, dove però ci sono persone e soprattutto una gioventù splendida. La palestra di Maddaloni non deve chiudere”. Un bel messaggio per Napoli e per l’Italia tutta.

La facciata del Teatro Mercadante di Napoli

La facciata del Teatro Mercadante di Napoli

Nel frattempo, un altro impianto a Napoli rischia la chiusura. “Speriamo di non dover convocare i giornalisti, tra una settimana. Speriamo di non dovervi annunciare cose tristi sul futuro del Mercadante”. Questo è l’allarme lanciato dal presidente del consiglio di amministrazione del Teatro Mercadante, il professore Adriano Giannola, e aggiunge Luca De Fusco, direttore del teatro: “Se i soci non si decidono a pagare, faremo una conferenza stampa dove ne vedrete delle belle”. Il prossimo consiglio di amministrazione si preannuncia come un ultimatum e a questo parteciperanno, la settimana prossima, tutti i soci del Mercadante ovvero la Regione, la Provincia e il Comune. L’unico ente che continua a pagare è la Regione, ma i finanziamenti sono bloccati dal patto di stabilità per un totale di circa un milione e 200 mila euro. La Provincia dovrebbe versare un contributo di 700 mila euro ma le casse restano ferme e il Comune è dal 2008 che non paga. Eppure, oggi, il Mercadante ha urgente bisogno dei sei milioni di euro. Il rischio è la chiusura del teatro. L’allarme di De Fusco è netto: “Nessuno può auspicare che si intraprenda una strada del genere, neppure per un solo anno. Chiudere per un breve periodo potrebbe significare la fine dello stabile. Guardate cosa accade ad altri teatri. Guardate la storia del San Ferdinando”. E Giannola aggiunge: “Anche alla luce di questa drammatica situazione finanziaria è in questo momento indispensabile la sinergia con il Teatro Festival. Quanto al resto, andiamo avanti con un bel po’ di ‘creatività finanziaria’”. Ci si inventa soluzioni possibili e si ringraziano persone come l’assessore comunale Di Nocera che ha inserito il Mercadante tra le voci urgenti del Comune di Napoli. “Certo il Mercadante dovrebbe avere un ruolo ben maggiore, ma in questa fase – continua Giannola – è praticamente impossibile. Eppure stiamo cercando di coinvolgere altre istituzioni. Stiamo lavorando, nonostante le scarsissime forze, a un progetto che vuole tenere in piedi il teatro, mantenere vivo, aprire ancora di più alla città anche il teatro San Ferdinando”. Il prossimo tentativo vorrebbe essere quello di coinvolgere alcune fondazioni bancarie come il BancoNapoli a sostegno del teatro Mercandante per lanciare quello che qualcuno chiama un “progetto sfida” per investire sulla cultura che ancora rimane.