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“Mani sulla città”, lo sguardo giovanile sull’attualità nel primo album degli Overseas

di Giacomo Palombino

Gli Overseas sono una band napoletana, formatasi nel novembre del 2008, che vede attualmente come componenti Daniele Montuori (voce), Enrico Corduas (chitarra), Mattia Conte (basso) e Giovanni Cutugno (batteria).
Dopo aver presentato i loro brani nei locali della città partenopea, ed aver preso parte ad un evento di rilievo come il Concerto per la Pace tenutosi a Perugia nel 2010, realizzano il loro primo vero progetto discografico: il titolo, “Mani sulla città”, ricorda quello di un celebre film di Francesco Rosi del ’63 riguardante la speculazione edilizia verificatasi in quella delicata fase storica, fenomeno che colpì (dimostrando ancora oggi i suoi effetti) il capoluogo campano. E proprio Napoli, infatti, è la protagonista indiscussa del primo brano dell’album, “Napoli 2000”: nel testo, in qualche modo, la canzone ricorda la denuncia del film menzionato, dove si parla di un luogo che sta perdendo colore, che ha bisogno di aiuto e sostegno. L’arrangiamento, in realtà, colpisce ma allo stesso tempo confonde, rievocando, soprattutto nella base ritmica, una tendenza reggae che si perde nello svolgimento successivo dell’opera. Questo crea curiosità, rendendo non monotono l’album, che in seguito acquista un sound più conforme al genere proprio della band: si passa dal funky di “It doesn’t matter” alla carica di “Insurgencia”, nella cornice tutta caratteristica del pop rock più spensierato. La loro forza è proprio quella di riuscire a trattare, con toni leggeri e in qualche momento più seri, temi che toccano la sensibilità dell’attuale popolazione giovanile.
Gli arrangiamenti non deludono ed anzi rivelano scelte compositive molto eterogenee, rendendo l’ascolto piacevole. Colpiscono alcuni simpatici intrecci vocali, i quali incidono in maniera rilevante sulla base di alcuni brani, realizzando un impianto che nel suo complesso funziona e soddisfa l’ascoltatore.