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De Magistris e la lunga rincorsa, tra palazzo San Giacomo e giochi di partito

di Mattia Papa

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris è stato categorico sul suo futuro politico, appena uscito dall’incontro con il Presidente della Camera Gianfranco Fini e intervistato dai giornalisti. Chi avanza l’ipotesi di un suo futuro come successore di Di Pietro nell’Idv, viene apostrofato dal sindaco che si dichiara fuori dai giochi di partito: “Faccio il sindaco. Punto”. Una risposta ferma e netta, che lascia stupito chi aveva notato un suo pericoloso interessamento verso le future politiche nazionali più che quelle cittadine. E in realtà non impiega molto a smentirsi. Prima soffermandosi sulla dolorosa questione “morale” all’interno (e non) del Gabbiano, poi contro il decreto “ammazza-Comuni”, come ama chiamarlo. Ferito dalla stoccata di Bersani sul progetto di una legge “speciale” per Napoli, le “nuove” su Di Pietro (sorte per gli attacchi subiti dall’ex pm di “Mani pulite” durante il programma della Gabanelli) e i diversi provvedimenti sulla viabilità nel centro storico napoletano contraddicono il primo cittadino che non perde occasione per mettersi in mostra palesando l’impegno nei confronti del suo incarico in pieno stile da campagna elettorale. Dichiara Napoli una città “virtuosa” e di non essersi recato a Roma “con il cappello in mano” poiché orgoglioso “delle cose fatte, come aver affrontato da soli l’emergenza rifiuti”. Impegno molto più teorico che pratico, per chi è a contatto ogni giorno con i disagi della città di Napoli e può constatare l’irrisolutezza del problema “mondezza” in diverse zone residenziali della città. Oltretutto il primo cittadino di palazzo San Giacomo non si è astenuto anche dall’attaccare la dirigenza del suo partito ricordando le ingiurie ricevute quando due anni fa sollevò la questione delle “mele marce”. Solo l’ex-magistrato si astenne (e, con lealtà, lo ricorda), ma non per questo va difeso a spada tratta: “Di Pietro è un leader che si è opposto al sistema” ma che ultimamente non ha ancora “colto in pieno la sfiducia che si è creata tra i cittadini verso i partiti. Non vanno più i partiti leaderistici – dice De Magistris – retti da una figura carismatica. Di Pietro ha detto spesso che vuole togliere il suo nome dal simbolo: spero che lo faccia”.
Il sogno del Movimento arancione sembra svanito – o almeno assopito – e pare che il sindaco di Napoli stia aspettando solo che si calmino le acque in un clima politico nazionale teso e precario. Si accontenta quindi di riavvicinarsi al suo popolo dopo un periodo di gelo in cui il consenso nei suoi confronti è scemato terribilmente e l’insoddisfazione per l’invivibilità cittadina si è sommata alle insostenibili e rigide mosse del governo Monti. Insomma, il sindaco di Napoli indietreggia aspettando il momento propizio per saltare. Ma se non starà attento, potrebbe inciampare e cadere tra i fischi e gli odi dei vecchi compagni di partito e dei suoi concittadini, a cui non solo non riesce a porre rimedio, ma esaspera tra una discesa in campo e un timido ritiro.