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Il difficile ritorno della Regina

I "nuovi" Queen. Da sinistra a destra: Roger Taylor, Adam Lambert e Brian May

di Giacomo Palombino

Anche se presi poco in considerazione (per non dire esclusi) dalla classifica RollingStone sui 500 migliori album della storia, i Queen non possono essere considerati in base alla posizione #231 affidata al loro “A night at the Opera” dalla rivista suddetta. La band inglese rientra senza dubbio fra le migliori formazioni musicali che il rock abbia mai avuto modo di ascoltare: è con loro, infatti, che la musica britannica raggiunge una vetta importante della sua evoluzione. D’altra parte, ci hanno pensato anche le Olimpiadi di Londra a ricordarlo, affidando ai “reduci” di questo pezzo di storia un momento di grande musica durante le celebrazioni tenutesi in occasione della chiusura dei giochi.
I sopravvissuti Brian May e Roger Taylor, dopo una fase di mezzo trascorsa a suonare con Paul Rodgers, hanno deciso di riprovarci nel 2012, affidando il prestigioso scettro del mitico Freddie al giovane talento Adam Lambert, secondo classificato di American Idol. È questo il loro terzo tempo, la fase che (si spera per loro) dovrebbe riconfermare la genialità della band.
È però naturale la difficoltà che il pubblico avverte nell’accettare questa nuova formazione, e la band stessa è pienamente consapevole di ciò: ci si appella alla insostituibile mancanza di Freddie Mercury e si pensa alla omosessualità di Adam che, seppur grande talento, appare ad alcuni come una strana “coincidenza” con lo storico frontman, e i dubbi sorgono a non finire nei confronti di questo ritorno che non può essere qualificato come una reunion.
Ha ragione Brian May quando afferma che “se sei un musicista non riesci proprio a rimanere a casa a guardare la tv”. È questa una verità sacrosanta, indiscutibile: non si può chiedere ad un’artista di abbandonare le scene, di dimenticare di essere stato un’icona, un simbolo per molti. Allo stesso modo, però, non si può neanche credere che il pubblico, i fan e la critica in generale, guardino con occhio favorevole o comunque senza perplessità un ritorno alle scene di questa portata.
Aspettiamo quindi di assistere allo svolgimento di questa nuova partita, che vede la squadra di casa confrontarsi con una critica musicale prevenuta ed irrigidita: l’assenza del re indiscusso Freddie Mercury comporta uno svantaggio particolarmente ampio già in partenza, ma alla fine sarà il pubblico a decretare il vincitore.
Vada come vada, complimenti ai Queen e alla loro straordinaria (ed ancora in corso) carriera.