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Euro 2012: gli azzurri domano i leoni d’Inghilterra

di Francesco Astarita

Gli inglesi ricorderanno per molto tempo la lezione di calcio inflitta loro dagli italiani di Cesare Prandelli, il 24, a Kiev.
Azzurri in campo con il collaudato 4–3–2–1. Immancabile Buffon tra i pali, da sinistra verso destra Balzaretti Bonucci Barzagli Abate, Marchisio e De Rossi baluardi a protezione della mente juventina Andrea Pirlo, con Montolivo ad agire da finto trequartista e coppia d’attacco formata dai soliti Cassano e Balotelli.
Più prudenti gli inglesi di Hodgson, disposti in campo con un equilibrato 4–4–2. Joe Hart in porta, Ashley Cole a presiedere la corsia sinistra, la coppia difensiva formata da Terry e Lescott, Glen Johnson sull’out di destra, Young mezz’ala sinistra, Gerrard e Parker in mezzo e Milner sulla destra, a supportare il tandem offensivo composto da Wayne Rooney e Danny Welbeck.
Gli azzurri avvertono fin da subito gli avversari, non sarà partita facile. Dopo soli 3’, Daniele De Rossi lascia partire un eccezionale tiro di sinistro che si stampa sul palo. Un solo minuto dopo, Johnson si è presentato a tu per tu contro Buffon, chiamando il capitano degli italiani ad un doppio intervento magistrale.
Al 24’, Balotelli, eludendo il fuorigioco avversario, si presenta troppo morbido al tiro, permettendo all’accorrente Johnson di deviare il pallone in scivolata.
Nel secondo tempo l’inerzia del gioco non cambia, e Prandelli tenta di dare una svolta alla partita sostituendo uno stanco Cassano per un più vivace Diamanti, e a partita quasi terminata, un infortunato De Rossi per Nocerino.
La seconda frazione di gioco è anche vetrina per gli ingressi in campo degli inglesi Carrol e Walcott. Il centravanti irruento si rivela però più dannoso che utile, spesso infatti si rende protagonista di falli cattivi. Buttato nella mischia per guadagnare fisicità e spizzare palloni per gli accorrenti compagni, non rende quanto ci si aspetta.
E’ la giovane ala dell’Arsenal a creare più fastidi sulle corsie esterne. Con la rapidità che lo contraddistingue, Walcott si è reso protagonista di alcune discese velenose non concretizzatesi.
A soli due minuti dal termine è stato ancora una volta Johnson, uno dei più propositivi dei suoi, a spegnere gli entusiasmi italiani, salvando su una perfetta incursione di Nocerino.
Si giunge così ai tanto odiati supplementari, che segnano l’ammonizione di Maggio (diffidato) ed un fortuito palo di Alessandro Diamanti, intento ad assistere Nocerino con un cross vellutato sul secondo palo.
Il dominio azzurro non sfocia però nel goal, ed al 118’ è il guardalinee ad annullare giustamente la rete di testa sottoporta di Nocerino, partito poco oltre l’ultimo difensore al momento del cross.
La lotteria dei rigori, che spesso ha tolto al calcio italiano, si apre con la rete dal dischetto di Balotelli. Per gli inglesi risponde un sicuro Gerrard. In serie: errore di Montolivo, intento a cercare lo stesso palo del giovane attaccante azzurro, rete di Wayne Rooney, egregio cucchiaio di Pirlo, errore di Young, che con un violento destro centra in pieno la traversa, rete di Nocerino, Buffon para rigore di Ashley Cole e goal di Diamante a concludere quella che è stata la più bella semifinale sul piano del gioco in questo europeo 2012.
La giocata del mediano della Juventus, Andrea Pirlo, ha avuto risonanza mondiale. Tanti colleghi hanno applaudito il fuoriclasse, postando sui social network parole al miele. Ed il pensiero, per noi italiani, corre verso la stessa giocata che Francesco Totti provò e concretizzò negli europei del 2000 ai danni dell’allora Olanda.
Per la cronaca, il primo “scavetto” (è questo il termine tecnico del cucchiaio) è stato messo a segno proprio in una rassegna europea per nazionali, dal cecoslovacco Antonin Panenka nel 1976, in finale, permettendo così all’allora nazionale dell’est Europa di portare a casa il titolo, ai danni della Germania Ovest.
Gli azzurri incontreranno giovedì 28 a Varsavia i tedeschi guidati da Joachim Low, vero carro armato del torneo, con cui però siamo imbattuti dal ’95.
Ricorderanno bene i nostri amici di Berlino la semifinale vinta a Dortmund nel 2006 proprio contro la loro nazionale, 0–2 con reti di Grosso e Del Piero nei tempi supplementari. Anche per questo motivo, questa partita assume un valore particolare, quasi di rivalsa. Senza tener conto poi delle sfumature socio-economiche che le si potrebbero attribuire.
Eppure è e resterà una partita di calcio.

L’analisi: I meriti degli azzurri