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La direzione sbagliata

di Giacomo Palombino

Più passa il tempo, e più ci si convince che le “vecchie volpi” dell’industria discografica non finiranno mai di stupirci, se di stupore si tratta. In realtà, la band di cui si vuole parlare in questo articolo è la creatura di una strategia di mercato disegnata da due protagonisti in qualche modo legati; discografia e televisione.
La storia dei One Direction nasce infatti con il talent show “X-Factor”: i cinque ragazzi anglo-irlandesi nel 2010 si presentano, ognuno singolarmente, per le selezioni del programma, venendo sfortunatamente (per loro) scartati. Dalla lungimiranza però del giudice Nicole Scherzinger viene fuori il consiglio di presentarsi come un’unica band, e di partecipare quindi alle selezioni per la categoria gruppi. In seguito, Syco Music e Sony Music non si lasciano scappare una ghiotta occasione, e conclusasi la gara televisiva propongono un contratto alla band.
È questa una bella storia, un racconto accattivante, quello che vede il destino di cinque giovani sconosciuti ragazzini, che uniti sotto un unico nome raggiungono il successo. Chissà che straordinaria emozione vedersi ritrarre su poster e gadget di vario genere che vengono acquistati da ragazzine che urlano e si commuovono ad ogni esibizione. Storia simpatica, ma già sentita decine di volte. O meglio, già “scritta” decine di volte.
È lo stesso copione che si ripete, la stessa vicenda che ha coinvolto nomi come Backstreet Boys, Blue, Jonas Brothers. Il periodo delle boy band non finirà mai: ci sarà sempre il nuovo volto da lanciare in copertina, e ci saranno sempre giovani uditrici pronte a regalare le loro tante sudate paghette per acquistare album, riviste, o qualunque altro oggetto che rechi l’immagine dei loro idoli musicali.
Francamente, tutto questo entusiasmo per cinque ragazzini con poca barba e con appariscenti frangette non è del tutto comprensibile. Vero è anche che in parte si ricorda la vicenda di altri nomi più spesso ricordati ed elogiati in questa rubrica, quello dei Beatles per primo. Ma le conclusioni da trarre sono completamente differenti. Quelli erano quattro ragazzi che hanno regalato alla musica una strada di scelte compositive non unica, ma sicuramente originale. Quelli di oggi invece pretendono di presentarsi come “l’unica direzione”, pur riproponendo cose viste e straviste negli ultimi anni. Suggerimento per loro? Più che cambiare strada, sarebbe meglio fermarsi per una costruttiva pausa di riflessione.