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Insigne è veramente pronto per il Napoli?

di Francesco Astarita

Trentasei presenze, tutte da titolare, e diciotto reti in serie B quest’anno per Lorenzo Insigne, nato a Napoli il 4 giugno ’91. Un fisico che, a detta di molti, favorisce enormemente le sue doti naturali. Un metro e 63 cm per 59 kg.
Cresciuto nel settore giovanile della squadra partenopea, Insigne debutta in Serie A il 24 gennaio 2010, a 18 anni, nella partita Livorno -Napoli vinta 0-2 con la splendida rete al volo di Maggio e il goal su punizione del talentino Cigarini (ndr), subentrando negli istanti finali all’argentino Germàn Denis.
L’11 febbraio 2010 passa in prestito alla Cavese, nella prima divisione della Lega Pro, dove totalizza dieci presenze.
La stagione successiva viene prelevato dal Foggia, ancora in terza serie e, tanto per cambiare, ancora in prestito.
Tra le file dei rossoneri pugliesi, guidati dal boemo Zdeněk Zeman, colleziona trentatrè partite e 19 reti.

Preziosismi, grandi giocate, assist incredibili, agilità da funambolo, scatto grintoso, senso del goal.
Non aver compiuto 21 anni ed essere già capace di certi numeri.
Ma siamo sicuri che il ragazzo sia già pronto per rientrare nella capitale del sud per prendere il posto di un più che probabile partente Lavezzi? Le pressioni di una piazza come Napoli non potrebbero essere troppe, e pesare più del dovuto sulle spalle di un ragazzo così giovane?
E’ indubbio, la classe c’è tutta. E non solo: fantasia, estro, abilità palla al piede, il senso della posizione (soprattutto del bomber di turno).
Possibile però, che, onde evitare di perdere il ragazzo, la società detentrice del suo cartellino, il Napoli, decida di spedirlo a fare le ossa nella massima categoria. Ciò che probabilmente manca allo scugnizzo è la capacità di confrontarsi con giocatori di caratura nettamente superiore. Non è novità che il tasso tecnico tra la serie A e la categoria immediatamente sottostante sia molto rimarcato.
I tifosi partenopei già si lustrano gli occhi all’idea di vedere un talento del genere vestire la maglia della propria squadra, pronti ad esultare al virtuosismo del caso. Nell’ombra, mai tramontata, del numero dieci per eccellenza.