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Allen a pezzi/2

Woody Allen in "Amore e guerra"

di Brando Improta

“Ogni volta, quando un mio film ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?” (W. Allen)

1975-1980
Dopo aver diretto alcuni film dal taglio prettamente comico, Allen comincia a operare un cambiamento all’interno delle tematiche e dello stile delle storie. Nel 1975, dopo un anno di pausa, gira “Amore e guerra” che, pur se ancora comico e satirico negli intenti (basti pensare che nella Russia ottocentesca Allen continua a indossare i suoi occhiali con montatura moderna), si discosta dalla comicità fisica dello slapstick per puntare a dialoghi brillanti e battute pungenti, insomma una verbalità prima solo accennata comincia a diventare protagonista delle sceneggiature.
Nel 1976, Woody riceve un Orso D’Argento al Festival di Berlino alla carriera, con soltanto cinque film da regista all’attivo. Nello stesso anno, avviene un radicale cambiamento con il film “Il prestanome”, diretto da Martin Ritt: una commedia satirica sui difficili anni del maccartismo ad Hollywood, interpretata da lui (nel ruolo del titolo) e da Zero Mostel, un attore che era davvero finito sulla black list essendo simpatizzante comunista. Pur non essendo scritto da lui, questo film segna definitivamente la distanza dalle commedie pure, essendovi in fondo una vena forte di drammaticità e di melanconia prima solo accennata.

Woody Allen e Diane Keaton in "Io & Annie"

Nel 1977, Allen arriva al culmine del successo, sia commerciale che di critica, con “Io e Annie”. Vincitore di 4 premi Oscar (fra cui miglior regia) e ancora oggi considerato il suo capolavoro assoluto, “Io e Annie” è una commedia romantica senza sdolcinatezze, lucida e brillante, fortemente influenzata da Freud e dalla psicanalisi, tanto da essere definita una “commedia romantica nevrotica”. L’affiatamento con Diane Keaton è qui praticamente perfetto, e tutte le situazioni sono portate all’estremo senza mai perdere un forte legame con la realtà.

Il 1978 segna un altro punto di svolta, per la prima volta Allen dirige un film senza interpretarlo (cosa che caratterizzerà fortemente l’ultima parte della sua carriera): si tratta di “Interiors”, la sua prima pellicola drammatica, interpretata da Diane Keaton e Geraldine Page. Il film è completamente privo di colonna sonora, influenzato dai film del regista svedese Ingmar Bergman, a cui Allen aveva già accennato in “Amore e guerra”, e che diventerà sempre di più un suo punto di riferimento cinematografico. Il film non ebbe molto successo di pubblico, e riportò l’attore/regista newyorkese verso mete già esplorate.

Nel 1979, infatti, gira un’altra commedia romantica di grandissimo successo, anch’essa diventata rapidamente una pietra miliare del cinema: “Manhattan”.
Girato in bianco e nero, e musicato dalle splendide musiche composte da George Gershwin, il film mescola tenerezza e ironia, unendo ciò che di buono veniva dai drammi familiari di “Interiors” e i dialoghi brillanti e romantici di “Io e Annie”. Il film vinse numerosi premi, fra cui il Cesar come miglior film straniero e il BAFTA come miglior film dell’anno. Sarà l’ultimo film in cui Woody Allen e Diane Keaton reciteranno assieme fino al 1987, che sancisce anche la fine della loro relazione, durata ben otto anni.

Un fotogramma di "Stardust Memories"

Nel 1980, Allen, stufo di essere considerato dalla critica un regista di film “leggeri”, dirige e interpreta “Stardust Memories”, il cui titolo può significare sia “Polvere di stelle”, sia il nome dell’hotel in cui avviene una rassegna, che la canzone che ricorda al protagonista un particolare momento. È un film fortemente autobiografico (nonostante lo stesso regista neghi questo particolare), in cui Woody interpreta un regista comico di successo in crisi esistenziale, cosa che gli permette per la prima volta di inserire forti riferimenti filosofici, nonché pesanti omaggi e citazioni al cinema di Federico Fellini, in particolare 8 e ½.
Il film anticipa, curiosamente, la morte di John Lennon, avvenuta poche settimane dopo l’uscita nelle sale: in una scena infatti il protagonista sogna di essere ucciso da un suo fan a colpi di pistola.
La pellicola fu un grosso fallimento al botteghino, il primo per un film interpretato da Allen, con un incasso che coprì appena i costi di produzione, stimati sui dieci milioni di dollari. Ciò nonostante il regista lo considera ancora oggi il suo film più riuscito, nonostante abbia diviso la critica e soprattutto i fan, indecisi se fosse il suo capolavoro o il suo peggior contributo alla settima arte.