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Rossi, pugni a Ljajic. La società lo esonera, il calcio guarda confuso

di Francesco Astarita

Su un campo di calcio ne abbiamo viste di tutti i colori, giocatori che mettono le mani addosso all’arbitro (ricorderete il portiere della Lazio Marchetti sul direttore di gara Bergonzi ad Udine, domenica scorsa), allenatori che si prendono a calci (memorabile lo scambio di colpi tra Di Carlo e Baldini in un Parma-Catania), giocatori che se le danno di santa ragione infischiandosene del fair play.
L’ultima, inedita, scena è quella di un allenatore che prende a schiaffi un suo giocatore davanti ad uno stadio intero e in diretta tv.
Succede che al minuto 32 di un primo tempo che la squadra di casa, invischiata per la lotta retrocessione, sta perdendo 2-0 contro un Novara ormai in serie B.
Gli spettatori non gradiscono, fischiano, e l’allenatore prova a dare una scossa alla sua squadra procedendo al primo cambio della serata. Va fuori Ljajic, entra in campo Olivera. Un normale cambio, come se ne vedono su tutti i campi di gioco.
L’apparenza, però, inganna.
Il giovane serbo prende male, forse troppo, l’anticipata sostituzione. Avviandosi in panchina, indirizza a Rossi una serie di applausi sarcastici, causa scatenante dell’attacco che l’allenatore sferrerà di lì a qualche secondo al ragazzo.
Sono necessari circa sei uomini, tra staff e giocatori, per placare l’ira di Rossi.
Ljajic si becca i fischi assordanti della curva Fiesole, la stessa che riserva invece all’allenatore un lungo applauso.
Non fa giri di parole il presidente della Viola, Andrea Della Valle:
“Abbiamo preso la decisione di esonerarlo. La nostra società in questi anni ha portato avanti certi principi, certi valori, penso la nostra decisione sia inevitabile”. Il sostituto: “Nella mattinata di giovedì penseremo al resto, per ora purtroppo abbiamo preso questa decisione. Ci siamo confrontati con Rossi, ma alla fine abbiamo preso questa decisione di esonerarlo anche per il suo bene. Anche lui quando riguarderà le immagini, da brava persona qual è, si renderà conto di quello che ha fatto, evidentemente tutto lo stress accumulato in questi mesi ha avuto il suo peso”. Punizione anche Ljajic: “Anche per lui scatterà una sanzione della società” .
La Fiorentina è società sempre attenta ai meccanismi del fair play. E’ da ricordare che, per primi in Italia, i dirigenti della squadra imposero il famoso “terzo tempo”, momento di distensione tra giocatori avversari, con reciproche strette di mano.
Renzo Ulivieri, presidente del sindacato allenatori, commenta così: “Le mani devono stare al loro posto, anche quelle dei calciatori però” . “Ma – aggiunge Ulivieri – anche se Delio può aver sbagliato, io vorrei che si capisse che le mani, e la lingua, di tutti nel calcio devono stare al loro posto”.
Le parole di sconforto di Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatori :”Purtroppo, c’è da commentare anche questa” dice “Non è certamente un periodo fortunato per il nostro calcio. Capisco la tensione del momento, ma perdere la bussola in quel modo non ha giustificazioni. Non è questione di sindacato: semplicemente, c’è poco da salvare di quella scena. E’ anche strano che venga da Delio Rossi, sempre molto equilibrato anche nelle dichiarazioni”.
Probabilmente necessaria una lunga squalifica per l’allenatore. E’ inammissibile dover assistere a scene del genere: un tecnico è, e deve essere, un esempio etico per chiunque, dai tifosi allo stadio agli spettatori in tv, passando per gli stessi giocatori che allena. Si può cercare un motivo o un alibi addirittura nell’ enorme stress che assedia un allenatore, si può discutere sulla pessima abitudine dei giocatori di non accettare le sostituzioni e protestare se non addirittura insultare platealmente i tecnici, ma non se ne potrà mai trovare una giustificazione.
Dopo gli avvenimenti di Genova, dopo quanto assistito ad Udine domenica scorsa, anche questo è uno di quei preoccupanti termometri della tensione che sta assediando in questo finale di stagione giocatori, allenatori e tifosi. Il calcio italiano ha dato, recentissimamente, un pessimo spettacolo di se stesso e, cosa ancora ben più grave, non da’ nessun segno di ripresa.