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Terzigno, la protesta infinita

di Ilaria Giugni

Dopo una settimana di scontri e rimostranze, tramonta nuovamente la speranza di veder calare la tensione a Terzigno. Questo era infatti l’obiettivo dell’incontro tenutosi ieri presso la Prefettura di Napoli, cui avevano partecipato Stefano Caldoro, governatore della regione Campania, il prefetto Andrea De Martino, il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso e i sindaci di tutti i paesi interessati.
Durante il vertice era stato stilato un documento nel quale, a patto che cessassero gli atti di violenza, si decretava la sospensione a “tempo indeterminato” di ogni determinazione riguardo l’apertura di Cava Vitiello, secondo sito indicato per accogliere i rifiuti nel Parco del Vesuvio, ed insieme l’interruzione del conferimento della spazzatura nella Cava ex Sari, per il prelievo di campioni da analizzare per accertamenti di natura sanitaria e ambientale.
Al termine del vertice, il governatore Caldoro si diceva fiducioso riguardo una positiva conclusione della faccenda, ribadendo che la situazione d’emergenza in cui ci troviamo oggi è il frutto di “15 anni di non decisione” da parte della passata amministrazione regionale. Anche Guido Bertolaso aveva tenuto a sottolineare la necessità della cessazione degli atti di violenza da parte dei manifestanti del presidio di Terzigno.
Tuttavia, la scorsa notte, la rotonda Panoramica è stata nuovamente teatro di violenza, segno che il documento non poteva bastare agli abitanti arrabbiati. Per questo motivo, i sindaci dei paesi interessati hanno deciso di non firmare il documento, considerandolo come una gentile concessione per tamponare una situazione critica e non come una vera richiesta di procedere assieme in un cammino condiviso per la risoluzione dell’emergenza rifiuti. D’altronde, quello che chiedono, insieme ai manifestanti dei vari presidi, non è altro che la garanzia che Cava Vitiello, sito di un parco nazionale, non venga mai utilizzato per lo stoccaggio dei rifiuti.