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“Quasi amici”, il caso cinematografico francese: emozioni di mercato che raccontano l’amicizia universale

di Marco Chiappetta

TRAMA: Driss (Omar Sy), ragazzo senegalese mezzo delinquente della povera periferia parigina, viene assunto come badante del tetraplegico Philippe (François Cluzet), ricco e raffinato uomo d’affari, finito sulla sedia a rotelle dopo un incidente di parapendio. Tra i due, dopo l’iniziale incomprensione e le insondabili differenze, nasce un’amicizia sincera e profonda fondata sul rispetto e sulla compassione reciproca.
GIUDIZIO: Ispirato alla vera storia del tetraplegico Philippe Pozzo di Borgo (autore dell’autobiografia “Le Second Souffle”) e della sua amicizia col badante Yasmin Abdel Sellou, il film di Olivier Nakache ed Eric Toledano, campione d’incassi e vero caso cinematografico in Francia, se non fosse per il suo modo delicato, anche certo un po’ buonista, di raccontare la Francia di oggi con le sue differenze sociali e la sua multiforme varietà attraverso un’amicizia impossibile tra un nero povero criminale ignorante e un ricco nobile malato colto, come tra padri e/o fratelli putativi e meglio se “diversi”, sarebbe un film come un altro. La pacata ironia francese, il tema facile e abusato (specie in America, se si pensa, salsa diversa ma stesso succo, a “A spasso con Daisy”, “Rain Man” e “Scent Of A Woman”), i giochetti sporchi per emozionare (secondo l’equazione Ludovico Einaudi = lacrima) e l’indubbia simpatia dei protagonisti, ne fanno un film piacevole che punta il dito contro i pregiudizi, contro le diversità, a favore di un’amicizia universale, di un amore assoluto per la vita (vedi scena del parapendio, questa è vita) e di un mondo che si apre a tutto e a tutti per la gioia di tutti e l’amore per tutto. Un film per tutti, e che non può, non deve non piacere: democrazia al cinema, visto che nella vita non c’è. È da sempre la ricetta non troppo onesta del successo.
VOTO: 3/5