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Tra contemplazione e orrore, la Cambogia che entra nell’anima

Anima Cambogia


foto di Lilia Giugni
di Lilia Giugni

La Cambogia si attacca alla pelle di chiunque ne varchi i confini, gli si insidia nell’anima e non la lascia più. Ne popola i sogni con sagome di templi maestosi, con occhi sgranati di bambini scalzi, e con la sua terra rossa, che finisce dove comincia il cielo.
Perché in Cambogia si va per mettersi alla prova, confrontandosi con quanto di più sublime e di più atroce il genere umano abbia prodotto: i capolavori architettonici di Angkor e il recente genocidio dei Khmer rossi. Ci si va per perdersi nella contemplazione e nell’orrore, per riflettere, e per ritornarne cambiati.