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Salva Wikipedia: donazioni per 20 milioni di dollari. Quando il profitto non è tutto

di Stefano Santos

Quando Wikipedia Italia, lo scorso ottobre, in protesta verso la cosiddetta “legge bavaglio” (comma 29 del decreto di legge intercettazioni promulgato dal precedente governo), decise di oscurare temporaneamente i propri siti, tra tutti gli utenti (ogni mese, più di 380 milioni di persone si connettono alla piattaforma), compreso chi scrive adesso, nacque un forte senso di disorientamento: fino a poche ore prima, per rispondere a una contingente curiosità intellettuale, meccanicamente si digitava wikipedia.org e si leggeva in un attimo la voce interessata. Questo basta a testimoniare quanto l’enciclopedia gratuita fondata da Jimmy Wales nel 2001 sia entrato a fare parte delle abitudini di milioni di internauti.
Eppure, Wikipedia, uno dei cinque siti più letti al mondo, negli ultimi tempi sembra aver incrociato le prime difficoltà di un sistema così libero e condiviso: i collaboratori (chiunque può aggiungere una “voce” sull’enciclopedia, mettendo al servizio della comunità la sua conoscenza”) cominciano a scarseggiare e come se non bastasse le donazioni spontanee degli utenti non erano arrivate durante la prima parte del 2011.
Ciononostante, è notizia di pochi giorni fa, più precisamente immediatamente dopo Capodanno, che la campagna di raccolta fondi, cominciata il 16 novembre e appena terminata, ha avuto i risultati che ci si aspettava: nelle casse dell’organizzazione sono arrivati venti milioni di dollari, provenienti da un milione di contribuenti volontari, tra i quali spicca Sergei Brin, fondatore di Google e vivo supporter del progetto, che ha staccato un assegno da cinquecentomila dollari. I modi attraverso cui è possibile donare sono molteplici e spaziano dalla carta di credito, l’acconto Paypal, il bonifico bancario e i canali del money transfer. La possibilità di donare del denaro alla fondazione è attiva durante tutto l’anno, ma è verso la fine di ogni anno che vi è la vera e propria raccolta, che chiama in causa Jimmy Wales e i suoi collaboratori più stretti, i cui ritratti campeggiano, seppure per un periodo breve, la parte più alta della pagina. Una ‘violazione’ alla ben nota politica del sito, che non prevede alcuna pubblicità? Considerando l’assoluta non invasività del banner, che non fa riprodurre musiche e video magari fastidiosi per i visitatori, e la spontaneità con cui gli utenti decidono di mettere a disposizione del denaro, la risposta è negativa. In una società dominata dal profitto, in cui ogni attività che non preveda un guadagno o un ritorno economico è considerata anomala o inusuale, questa politica e il sostegno di una moltitudine di persone, che pur dando poco, riescono a ottenere molto non può non essere che una positiva eccezione. Intanto i fondi raccolti verranno utilizzati sia per mantenere i server esistenti e incrementare il loro numero, sia per rafforzare i servizi e funzionalità che il sito potrà offrire.