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12 dicembre ’69: la ferita ancora aperta di piazza Fontana

di Matteo Spini

Sono passati quarantadue anni dal 12 dicembre 1969. In quel maledetto giorno, alle ore 16.37, una bomba devastava l’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, nel cuore della città, a due passi dal duomo. Diciassette persone morivano quel giorno, falciate da una violenza brutale. Quasi contemporaneamente altre bombe esplodevano a Roma provocando diversi feriti, il tutto nell’arco di 53 minuti.
Gli inquirenti subito imboccarono la pista anarchica. Si indagò prima su Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano il 15 dicembre, a causa di un “malore attivo” (come accerterà dopo anni la magistratura). Poi venne arrestato l’anarchico Pietro Valpreda, etichettato come “il mostro” di piazza Fontana, il perfetto capro espiatorio a causa dei suoi scritti eversivi. Ma nel giro di pochi anni la pista anarchica venne completamente smontata mentre le indagini si concentravano sugli ambienti di estrema destra legati ad Ordine Nuovo. Indagini che procedettero con l’ombra di depistaggi, giungendo poi ad una pioggia di assoluzioni per tutti gli imputati. Solamente nel 2005 la Corte di Cassazione riconoscerà colpevoli gli ordinovisti Franco Freda e Giovanni Ventura ma senza effetti giuridici a causa dell’assoluzione definitiva in appello.
Cinque anni dopo la strage di piazza Fontana un altro ordigno falciava otto innocenti in piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione contro le violenze neofasciste. Nello stesso anno (’74), dodici passeggeri saltavano in aria sul Treno Italicus. Stessa storia di piazza Fontana. Assoluzione di tutti gli imputati nonostante la chiara responsabilità di gruppi eversivi di estrema destra.
Oggi conosciamo la verità giudiziata solamente della strage di Bologna dell’agosto dell’80 (85 morti e 200 feriti). Per le altre stragi neofasciste l’ingiustizia ha vinto.
Il terrorismo nero è uno tanti scheletri nell’armadio del nostro Paese, insieme ad episodi come la strage di Ustica dell’82. Uno scheletro sporco di sangue. Sporco del sangue di innocenti che non hanno mai avuto giustizia dallo Stato semplicemente perchè lo Stato é stato complice delle stragi nere. O meglio, pezzi dello Stato. Perchè sono stati ufficiali delle forze dell’ordine, agenti dei servizi segreti e politici di spicco a depistare le indagini e a coprire i colpevoli.
Le chiamano stragi di Stato. Stragi coperte dallo Stato. Inserite perfettamente nella barbara logica della strategia della tensione attuatta dall’estrema destra con l’appogio di pezzi dello Stato, pronti ad approfittare del caos provocato dalle stragi per imporre una svolta autoritaria.
E’ un passato scomodo e oscuro quello dell’Italia, ma pensare di costruire un futuro senza far luce su questi fatti sarebbe folle, sarebbe l’ennesima ingiustizia ai danni delle vittime delle stragi.