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Omicidio Angelo Vassallo: Pollica un anno dopo, tra il ricordo del sindaco e la speranza per il futuro

di Roberto P. Ormanni

Nessun colpevole è stato ancora trovato. Nessun volto per quella mano che, la sera di un anno fa, impugnava la pistola calibro 9×21 e che ha esploso nove colpi al petto di Angelo Vassallo, sindaco del comune di Pollica.
Un anno e nessun colpevole. Eppure, le indagini seguite dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, coordinata dal procuratore capo Franco Roberti, non sono impantanate, assicurano. Si tastano tante strade, si cercano prove schiaccianti: nulla è affidato al caso. Le ipotesi si muovono ovunque. C’è chi pensa ai piccoli giri di droga diffusi nelle località di Pollica ed Acciaroli che Vassallo tentava di combattere: il sindaco, infatti, sapeva che lo spaccio è uno degli affari più grossi della criminalità organizzata e intuiva come dietro i fenomeni più piccoli si nascondono, in realtà, interessi ben più grossi. Ancora, alcuni ipotizzano che la morte di Vassallo sia legata all’opposizione del comune verso gli interessi di speculazione edilizia: il sindaco “pescatore” sperava e tentava, infatti, di tenere lontano il cemento dalla costa cilentana. La ”sua” costa. Pollica-Acciaroli-Pioppi, quel triangolo blu segnato sulle guide con le “5 vele” Legambiente.
Nessuna spiegazione valida alla morte di Vassallo. Ma i chiarimenti mancano anche su un punto fondamentale, più volte sottolineato dal fratello di Angelo, Dario Vassallo: perché il sindaco di Pollica, nonostante le richieste di aiuto e gli avvertimenti lanciati durante gli anni, fu lasciato solo dalle istituzioni?
In questo senso, duro lo J’accuse del magistrato Raffaele Cantone in un’intervista rilasciata al quotidiano la Città di Salerno: “Si è parlato del buon governo di Vassallo solo dopo che morto – ha detto – Mi è sembrato un atto di tributo postumo che mi ha lasciato una grande amarezza. Mi ha fatto pensare, per l’ennesima volta, come in questo Paese per avere ragione bisogna morire. Mi ha fatto pensare a quello che è avvenuto con Falcone, con Borsellino e con tanti altri”.
A Pollica, oggi, tutti gli abitanti si rendono conto che, nella loro storia, una linea di demarcazione indelebile è stata segnata. Il tempo di fine estate nel Cilento è sempre il più bello. Ma niente è più com’era un anno fa.
Nessun colpevole, nessuna spiegazione. Eppure, in qualche modo, già poter parlare di Angelo Vassallo e ricordarsi di ricordare ciò che è successo un anno fa lascia raccogliere una speranza per il futuro. Un futuro che dovrebbe appartenere a Pollica, a Vassallo e a tutti i cittadini onesti, che, in qualche modo, ancora sognano di porre alla lista di vittime innocenti della criminalità la parola “fine”.