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“La conoscenza umana” – Capitolo 6 ‘Selezione sociale’

di Ferruccio De Prisco

Se in un primo momento potrebbe sembrare che l’avvento della società abbia giovato agli uomini più deboli intellettivamente (l’arma peculiare di cui è dotato l’uomo) a scapito di quelli più adatti a sopravvivere, in un secondo tempo l’uomo più adatto si sarebbe reso conto di poter sfruttare l’invenzione dei deboli per un proprio tornaconto. Inizialmente, i meno intelligenti, così come già detto, avrebbero creato la società per sopravvivere alla guerra di tutti contro tutti e, in particolar modo, per far fronte comune contro i più forti, visti come imbattibili se affrontati senza alleati. Infatti, così come ogni animale dovrà combattere – sia contro specie diverse, sia contro i propri simili – per poter sopravvivere, allo stesso modo l’uomo più debole dovrà preoccuparsi del simile più forte. La società, dunque, è sia mezzo di difesa contro il diverso, sia mezzo di difesa contro il simile più forte. Gli animali più adatti, però, comprendendo l’impossibilità di vincere contro un gruppo numeroso di deboli (qualsiasi forma di società inizialmente si sarebbe così manifestata), sarebbero essi stessi entrati nel sistema sociale e qui, poiché migliori, avrebbero posto le basi per il comando dei deboli e della stessa società. Questo vale tanto nel sistema dell’animale uomo quanto per quello delle altre specie viventi. Nel secondo capitolo si è affermato che qualsiasi caratteristica è relativa rispetto all’essere che abbiamo davanti. Sembrerebbe, dunque, che l’individuo non sia dotato di intelligenza o di qualsiasi altra caratteristica e che sia l’altro a fornirgliele. In realtà, è opportuno fare una precisazione: l’altro è indispensabile all’uomo perché egli possa dire: “Il ragazzo è più alto di…”o “Quel ragazzo è basso”, ma non perché possa esistere il carattere dell’altezza, dell’intelligenza e così via.
Volendo cercare di spiegare il concetto, semplificandolo attraverso l’uso di numeri, potremmo dire che la natura offre ad un uomo un intelletto pari a n1 (numero corrispondente al QI), ad un altro pari a n2>n1 e così via. È logico però pensare che se l’intelletto pari a n3 fosse quello di Einstein, qualora in una società tutti gli individui fossero dotati dell’intelletto uguale a n3, lo stesso Einstein verrebbe considerato un individuo dall’intelligenza media. Tutto questo è senza dubbio indispensabile per comprendere un altro concetto. È naturale che l’individuo più capace, come già detto, prevalga in società e occupi un posto di tutto prestigio. Ma è senza dubbio più interessante analizzare il fenomeno della lotta tra individui idonei per l’ottenimento di questo posto. Sulla base di quanto detto, un uomo in società avrà possibilità di prevalere rispetto a qualcun altro (ottenendo solitamente un posto di prestigio) in modo tanto maggiore quanto più grande sarà il prodotto tra il valore effettivo (del tutto convenzionale) del proprio intelletto (esprimibile per mezzo del valore del QI) e quello apparente (sempre convenzionale), ottenuto facendo la media tra il valore effettivo dell’intelletto dell’individuo preso in considerazione e quello degli altri con cui si vuole fare il confronto. La formula potrebbe essere F= VeVa, dove F è la possibilità di prevalere rispetto a qualcuno e Ve è il valore effettivo (convenzionale) dell’intelligenza dell’individuo uomo ricevuto direttamente dalla natura, espresso mediante il il valore del QI. In questo caso è stato preso in considerazione il carattere propriamente umano (l’intelletto), ma si potrebbe considerare qualsiasi altro carattere di ogni altra specie.
Va è, invece, il valore apparente (convenzionale) dell’intelligenza dell’individuo, poiché dato dalla media tra il Ve1 di un individuo di cui si vuole conoscere la possibilità di prevalere e i Ve2 (3, 4 e così via) di tutti gli altri individui della stessa specie che vivono in società con cui si vuole fare il confronto, tutti esprimibili per mezzo dei valori convenzionali dei QI degli individui.
Sappiamo che F è sia direttamente proporzionale a Ve che a Va e che F è inversamente proporzionale ai valori di Ve2 (3, 4 e così via).
Va ricordato come l’intelletto è stato definito “la capacità dell’individuo di raggiungere i propri fini”. L’individuo avente “F” maggiore potrà certamente occupare il pieno comando sociale, poichè più dotato. Man mano che le “F” diminuiranno di valore ,avremo individui che occuperanno posizioni sempre meno importanti. È così che procede la selezione sociale degli uomini. Infatti, a differenza di tutti gli altri animali, l’uomo sarebbe portato a costruire la società introducendo la morale, la legge e la religione. Questi elementi costituiscono i metodi o le invenzioni per il mantenimento della società. Analizzando e facendo esperienza del comportamento degli altri animali è possibile notare come l’introduzione della società non sottintenda la formazione della morale, della religione e della legge. Le società delle altre specie si fonda unicamente sul principio di riconoscimento del capo branco. Attraverso questi elementi, inoltre, l’uomo preserva il più debole dall’eliminazione fisica a differenza di quanto avviene nelle società delle altre specie.