Home » Editoriali ed elzeviri, Lettere, News » Festa del 25 Aprile: il ricordo delle parole civili nell’Italia in malora

Festa del 25 Aprile: il ricordo delle parole civili nell’Italia in malora

di Ilaria Giugni

Vale la pena di fermarsi a riflettere sulla data che oggi ricorre: 25 aprile, festa della Liberazione. Il collegamento con la Resistenza è immediato. Purtroppo però, troppi anni sono passati e le storie dei partigiani, spesso morti eroicamente troppo giovani, si sono dissolte nell’indifferenza generale.
Eppure, oggi più che mai, è chiaro il valore fondamentale che ha avuto la Resistenza e, per questo motivo, quanto sia importante riportare all’attualità le parole chiave che hanno animato le battaglie di allora. Impegno, Dedizione, Coraggio, Partecipazione devono tornare ad essere sulla bocca e nei pensieri dei giovani. Ne abbiamo bisogno perché tutto non vada in malora.
Perciò, oggi che ricorre il 25 aprile, rileggiamo le parole di un giovane, morto ingiustamente per difendere la nostra Italia.

“Carissimi mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,
mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.
Il sole risplenderà su noi “domani” perché TUTTI riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi.
Voi siate forti come lo sono io e non disperate.
Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha voluto bene”
(Albino Albico, partigiano. Fucilato il 28 agosto 1944, all’età di ventiquattro anni, contro il muro di Via Tebaidi 26 a Milano)