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“Buon anno, direttore”

di Marco Sarracino

Caro direttore,
ti scrivo perché sono contento. Sono contento perché in questo clima di infelicità e crisi generale, c’è ancora qualcuno che riesce a farmi sorridere. Come non si può morire dalle risate quando si accende una televisione, quando si legge un giornale, quando ci si confronta a lavoro o all’università? C’è un mondo che oltre a consegnarci lo scettro di paese con minore crescita economica negli ultimi quindici anni, ride e mangia alle nostre spalle. Ci sono delle ragazze che si vendono al nostro presidente del Consiglio, o c’è un presidente del Consiglio che compra la felicità di queste ragazze per poi vendercela in tv con “Uomini e donne” e “Il grande fratello”. Ci sono gli operai della FIAT che si spaccano a metà, c’è il PD che si trivide, c’è la FIOM che crede di vivere nel 1800, c’è Nichi Vendola che spopola tra “i ricchi comunisti”, c’è Ferrero che ruba l’elettorato che vorrebbe rappresentare il suo amico pugliese, c’è Di Pietro che oramai conta meno di un mandarino marcio al mercato della frutta, c’è il Terzo Polo che ha già perso la bussola, c’è un “partito”, il PDL, che è un morto che cammina, nonostante sia quello più giovane del bel paese, c’è la Lega Nord…Sì, c’è la Lega Nord. Insomma, c’è tanta carne a cuocere, come non si può sorridere? Ma chi è quel pazzo che dice che siamo un paese morto? Come si fa a dire ai giovani che siamo un paese vecchio? Addirittura non si sa come, ma pare che il Partito Democratico sia riuscito a farsi approvare una legge che facesse rientrare i giovani cervelli fuggiti dall’Italia, grazie ad una serie di incentivi anche abbastanza notevoli, anche se pare che fino ad ora nessuno abbia voluto beneficiare della cosa.
Allora diciamo che siamo un paese in vacanza. È stata una vacanza un po’ lunga, ma si sa che alla fine delle vacanze la voglia di tornare a lavoro è poca, e allora se il nostro capo dorme, perché non allungare un po’ il periodo di nullafacenza? Solo che abbiamo scelto proprio bene dove passare il nostro periodo di pausa. Pare che sia uno di quei posti dove nessuno ti può mai scovare, fonti di Wikileaks dicono che sia ad Antigua, ma potrebbero essere smentite dal governo. Buon anno direttore.

Caro Marco,
le parole che utilizzi per dipingere il quadro del nostro Paese sono, ahinoi, senza ombra di dubbio vere, ma lasciano pensare.
Siamo un paese con la minore crescita economica. Però ricordo che siamo anche il paese europeo con il più alto tasso di evasione fiscale, arrivato al 50,5%.
Le ragazze italiane si vendono, ormai, al nostro presidente del Consiglio, direttamente (durante i ‘bunga-bunga’), ma anche indirettamente (prendendo la loro parte nella videocrazia italiana). Eppure, se lo share del ‘Grande Fratello’ arriva al 33,3%, mentre quello di ‘Ballarò’ raggiunge il 21% nel suo picco stagionale, forse c’è davvero qualcosa che non va.
Siamo il paese degli operai (e soprattutto, dei sindacati) divisi. Ma chi è che si ricorda o desidera dialogare fino in fondo con gli operai?
Eppoi c’è il PD. Sì, c’è il PD, che si frantuma e sceglie di che morte morire nel momento più delicato della storia italiana degli ultimi quindici anni. Eppure, non posso dimenticare i nomi di chi ha sostenuto e continua a sostenere questo PD.
E in questa sinistra c’è Nichi Vendola: ideologico fino al midollo, sicuramente. Ma per qual motivo gli occhi delle platee brillano solo con lui?
Ancora: c’è Di Pietro, che sembra non credere più neanche in se stesso. Ciononostante, l’IDV alle Europee 2009 aveva l’8% dell’elettorato e alle Regionali 2010 il 7,3%.
E questa è solo una microscopica parte del marasma, del fango in cui siamo costretti a vivere.
Eppure, davanti a queste spigolature, non posso fare a meno di ricordare, in ogni momento, che un paese è sempre il prodotto delle azioni (o non-azioni) dei cittadini che lo compongono. O meglio, la società di un paese è l’immagine della volontà della massa di quello stesso paese.
Io non sono contento, caro Marco. Io non rido più.
Siamo un paese in vacanza.
Ma si abbia, quanto meno, la decenza di non lamentarsi. Come dire: chi è causa del suo mal, pianga se stesso. E magari, poi, provi anche a fare qualcosa.
E’ sempre il solito, vecchio discorso da bar:
“Berlusconi ha vinto di nuovo”
“Ah, ma non guardare me: io mica l’ho votato!”
Roberto P. Ormanni