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Il ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo. L’altra faccia della commedia italiana di oggi

di Marco Chiappetta

TRAMA: A Milano, la notte di Natale, gli amici Aldo, Giovanni e Giacomo, vestiti da Babbo Natale, vengono colti in flagrante sul balcone di un palazzo. Scambiati per la banda criminale dei Babbi Natale, vengono arrestati e portati alla centrale di polizia, dove, interrogati dal commissario Bestetti (Angela Finocchiaro), raccontano le loro vicende personali: Aldo, disoccupato e irresponsabile, per il vizio del gioco rischia di perdere la moglie Monica (Silvana Fallisi) e gli amici; Giovanni, veterinario sciupafemmine, ha due famiglie, una a Milano l’altra in Svizzera, ad insaputa l’una dell’altra, ed è odiato da entrambi i suoceri; Giacomo, chirurgo vedovo e complessato, per rispetto alla moglie morta dodici anni prima è restio a cedere alla corte della bella collega Elisa (Sara D’Amario).
GIUDIZIO: Dopo il clamoroso passo falso dell’ultimo “Il cosmo sul comò” (2008, di Marcello Cesena), flop al botteghino e coltello nel cuore dei fan, il trio milanese, delegando ancora la regia ad un altro (Paolo Genovese), ritorna quasi ai fasti di un tempo, con questa nuova commedia, divertentissima e deliziosa, che, se non eguaglia il valore artistico dei primi indimenticabili tre-quattro film, già è superiore al pur decente “Tu la conosci Claudia?” (2004): c’è la vena migliore del loro genio, l’umorismo fine, la costruzione delle gag, la scrittura delle battute e, in più, un non-sense di fondo che qua e là scivola, senza turbare, tra trascurabili banalità e intermezzi demenziali (gli esilaranti sogni di Giacomo, quasi un omaggio al non-cinema di Maccio Capatonda), scene deliranti e invenzioni grottesche, che se di razionale non hanno nulla, almeno strappano fragorose risate dall’inizio alla fine. Il trio parla delle solite cose, col solito piglio: amore, amicizia, tradimenti, maturità. La trama, inverosimile, artificiosa, è un canovaccio per sketch e dialoghi di spasso puro: come nei loro primi spettacoli teatrali, come anche nei film di Totò. La storia non è il cardine. La gemma è la bravura degli attori, la brillantezza della scrittura, il gusto per una comicità fine, mai volgare, qua e là slapstick, sempre irresistibile. Un bel toccasana per l’umore, contro i malesseri del paese e la mediocrità dell’altra faccia della commedia italiana di oggi.
GIUDIZIO: 3,5/5