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Stato di caduta, paese di novità

di Enrico Massa

Anarchia. Quale termine migliore per definire quel determinato momento storico quando una regime cessa di esistere e il paese viene lasciato allo sbaraglio senza una guida? Vorrei però fare un precisazione, evitando che mi fraintendiate dando un accezione completamente negativa o positiva al termine o pensando al suo significato utopistico. L’anarchia in sè è l’assenza di ordini, la mancanza di un controllo dall’alto, ma è anche e sopratutto un’occasione per rimescolare le carte in gioco, con esiti che possono essere positivi o negativi, ma di sicuro innovativi.
L’italia moderna si è già ritrovata in questa situazione varie volte: i primi del novecento da cui scaturì il fascismo; il periodo che va dagli ultimi anni della guerra mondiale al 1948 che fu fondamentale per la nascita dello stato italiano come lo conosciamo oggi; tangentopoli che, segnando un punto di svolta per la politica italiana, ha favorito l’ascesa del berlusconismo. Queste sono solo alcune delle piccole o grandi anarchie che si sono verificate periodicamente nella storia moderna del nostro paese, e da tutte queste è scaturita una nuova situazione, positiva o negativa che sia.La situazione in cui ci troviamo adesso in Italia è facilmente assimilabile a quelle appena citate, ed è facile pensare ad una momentanea anarchia.
Per carpirne anche solo i più evidenti segnali, basta guardarsi attorno: un governo sempre più barcollante e inefficiente ostenta ancora una certà stabilità, ma perde tutta la sua dignità non affermando l’evidente sconfitta; masse interminabili di studenti occupano in segno di protesta le strade, i monumenti, i tetti delle città italiane senza neanche sapere bene il perchè: un movimento nato come forma di protesta avverso ad una riforma delle università, ha creato l’occasione ai giovani per mostrare tutta la loro rabbia, le loro preoccupazioni e le loro paure per un futuro sempre più cupo; Napoli e provincia sono sempre più sommerse dai rifuiti e vedono la gente di Terzigno ribellarsi ai soprusi di un intero popolo; la cultura italiana sempre più bistrattata è rappresentata dal crollo di numerose strutture del sito archeologico di Pompei, patrimonio dell’umanità; l’immagine dell’Italia, giustamente molto criticata da dichiarazioni di diplomatici stranieri, viene resa pubblica. Mentre il paese continua ad essere governato da mesi da un governo “del non-fare”, una parte sempre maggiore del popolo comprende e, finalmente, insorge. Alla base di tutto questo c’è una profonda crisi, che riguarda tutti i settori: crisi economica, crisi sociale, crisi politica, crisi culturale, e qualcuno tenta ancora di convicere la gente che “tutto va bene”.
E’ evidente a tutti che un ciclo politico nel nostro paese si avvia verso la sua fine e un breve periodo di anarchia può cambiare molte cose, da cui dipende il destino dell’intero paese, Spetta a noi, con il nostro dovere di cittadini, fare in modo che questo cambiamento avvenga in meglio, quel che è certo è che porterà novità. A questo proposito vorrei concludere ricordando le parole di Mario Monicelli, grande uomo e grande regista, morto suicida pochi giorni fa: “Spero che finisca con una bella rivoluzione, quello che in Italia non c’è mai stato, una bella botta di rivoluzione, come c’è stata in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Russia. Rivoluzione che c’è stata dappertutto meno che in Italia. Ci vuole qualcosa che veramente riscatti questo popolo che è sempre stato sottoposto: è da trecento anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi però, non creda che sia semplice: è doloroso, esige anche dei sacrifici; altrimenti vada alla malora, come sta già andando da ormai tre generazioni”.