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“L’ultimo degli alleati” – Capitolo 3.1 ‘Tutto quello che mi serve’

di Brando Improta

Con l’arrivo dell’estate avevamo preso una simpatica abitudine: fare la spola tra Furore (dove Guido aveva una casa) e Capri (dove ad avere la casa era invece Ginevra). Io ormai ero sempre più preso da Francesca e cercavo di resistere, memore della promessa fatta ad Eugenio, quando si rinnovò nuovamente l’invito ad andare a Capri da Ginevra. Era la terza volta che andavamo e io ero contento perché mi ero sempre divertito molto. Questa volta inoltre sarebbe venuto con noi anche Paolo, che raramente si univa a queste scampagnate, e quindi si presentava una novità in più in quello che sarebbe stato il nostro weekend. Come ho già detto, ero felicissimo di tornare su quell’isola con i miei amici e le mie amiche, e accettai la proposta di Ginevra con entusiasmo quando, improvvisamente, pensai a cosa avrebbe rappresentato quel weekend per me: tre giorni a stretto contatto con Francesca. Decisi che dovevo inventare una scusa per fare marcia indietro ed evitare di andare, almeno per questa volta, far passare il momento e poi magari accettare l’invito successivo. Il problema era che non avevo nessuna scusa plausibile: lo studio era fuori discussione perché dopo aver preso il diploma mi ero concesso un anno sabatico, non potevo inventare impegni improvvisi perché alla fine di giugno era difficile che ne avessi, così mi ritrovavo con le spalle al muro. Finché una sera ad una festa feci una battuta su Ginevra che, rispondendomi scherzando, mi disse “Se non vieni a Capri mi fai un favore”, quella era l’occasione che cercavo: feci finta di aver preso sul serio la sua frase e per qualche giorno feci l’offeso, la persona che non voleva partire più perché gli era stato detto antipaticamente di non andare, dicevo in giro che avevo litigato con Ginevra, sicuro del fatto che lei stessa a sua volta si fosse realmente arrabbiata per la mia assurda reazione alla sua frase. Ero in una botte di ferro, o almeno così credevo, purtroppo però il giorno prima della partenza mi contattò Ginevra pronta a chiarire la situazione, non avevo previsto questa possibilità e così il mattino seguente ero sul traghetto che portava a Capri insieme a Vito, Paolo, Ginevra, Ludovica, Alice e Francesca.

Passarono due giorni tranquilli tra sole, mare, pasti cucinati da me e Paolo alla meno peggio (un piatto su tutti: spaghetti con salsa e curry), chiacchierate sul tetto sotto le stelle e chilometriche passeggiate per i viottoli di Capri. Ma ogni volta che Francesca si avvicinava, quando mi abbracciava, se pure solo mi porgeva il braccio per cercare di non scivolare camminando in discesa con i tacchi, io tremavo, sentivo che il battito cardiaco saliva prepotentemente e non riuscivo a controllarmi. L’ultima sera eravamo a Punta Tragara, ci eravamo spinti fin là camminando, e si parlava un po’ di tutto. Non so cosa mi abbia preso, ma fu in quel momento che decisi che, nella remota possibilità che Francesca avesse fatto un primo passo nei miei confronti, io non mi sarei tirato indietro. Persi il senso della conversazione di gruppo che stavamo sostenendo e mi avvicinai alla ringhiera dalla quale si può vedere il mare e, soprattutto, il cielo; guardai verso la stella che mi sembrava la più luminosa di tutte e cominciai dentro di me ad esprimere un desiderio: “So che magari è una sciocchezza, che lei non penserebbe mai a me diversamente che da un buon amico, ma casomai un giorno dovesse accadere di fare quel passo in più, ecco quello che vorrei davvero con tutto il cuore è che tutto andasse bene, fra me e lei, anche qualora un giorno ci si dovesse lasciare, che tutto tornasse a posto senza litigi e rancori, perché non lo sopporterei. E poi che tutto andasse bene anche con Eugenio, che non se la prendesse eccessivamente a male e che anche se si litiga non lo si fa violentemente, perché non sopporterei di dovermi difendere contro di lui. So che sto lavorando molto di fantasia ma ripeto se un giorno tutto questo diventasse realtà, questo è il mio desiderio per allora!”. Sorrisi, gli altri parlavano ancora e io non ascoltavo, pensavo che dovevo essere proprio stupido a fare pensieri così complessi sul piano dell’immaginazione e invece, il giorno che avevo prodotto nella mia mente lo stavo vivendo, solo che non lo sapevo ancora.

Il mattino dopo mi sentivo come il giocatore d’azzardo che esce dal casinò dopo aver vinto una cifra incalcolabile, contento ma con la sensazione che, forse, l’aver vinto troppo poteva causare danni nel futuro. Quella notte avevo baciato Francesca e, sul traghetto che ci riportava tutti a Napoli, pensavo che ora ero felice e che, anche se dovevamo tenere nascosta la cosa fino al momento in cui avrei parlato con Eugenio, da lì in poi sarebbe stato molto più bello affrontare ogni nuova giornata.
La sera eravamo tutti da una nostra amica per vedere l’ultimo nostro prodotto filmico, “Essenziale”, e dopo la visione, Paolo mi portò in una stanza perché mi voleva parlare: aveva capito tutto ed io cadevo dalle nuvole perché non ero pronto ad affrontare, dopo appena poche ore, l’opinione di un’altra persona. “Secondo te ho sbagliato?” gli chiesi incerto della risposta, “Sicuramente ora verranno alcuni problemi, ma la cosa più importante è un’altra!”, “Cioè?”, “Le vuoi bene ? E’ quello che vuoi ? Te la senti di andare fino in fondo ?”, esitai un poco, poi risposi: “Si, voglio continuare, lei è importante”.
Ci vedemmo per qualche giorno di nascosto, davanti a tutto il gruppo fingevamo che non ci fosse nulla, ed io mi sentivo come in uno stato di sogno, ero talmente contento quando stavo con lei che non pensavo a quello che avrei poi dovuto dire ad Eugenio nel momento in cui sarebbe sceso a Napoli. Per un po’ pensai addirittura di non dire quello che avevo fatto al mio amico, di fargli passare tranquillamente l’estate, finché una notte in cui non riuscivo a prendere sonno, lo trovai su Facebook e lo contattai.
“Ma come mai sei sveglio?”, gli chiesi per metà felice di sentirlo (erano passate due settimane dalla nostra ultima chiacchierata) e per metà deluso da come mi ero comportato.
“Boh… sono tornato adesso… tu ?”, fece lui.
“Sono tornato adesso!”. Risi contento del fatto che avevamo dato la stessa risposta, come succedeva spesso.
“Che avete fatto?”, mi domandò.
“Nulla di particolare, serata tranquilla…”.
Poi Eugenio esordì con “C’è una cosa che volevo chiederti da un po’ di tempo…” e dopo questa affermazione, lasciata in sospeso, ebbi qualche istante di sincera paura credendo ci avesse scoperto.
“Cosa?”, risposi gelido.
“Ormai sono in esilio da quasi un anno, e ho sempre avuto paura di chiedertelo, ma…si sente la mia mancanza?”
“Certo… posso risponderti almeno per quanto riguarda me. Organizzarsi per uscire la sera è molto più complicato, finché si era in due era una cosa, ora che organizzo praticamente da solo è più faticoso…E poi comunque mi manca il mio amico, ci sono tante cose che sarebbero andate diversamente se tu fossi ancora qua, tante cose che vorrei raccontarti come facevo una volta e che non posso fare perché tu non abiti più in fondo alla strada…”
Lasciò cadere l’argomento e mi disse “Sai ho visto ‘Quarto potere’ ultimamente, che ne pensi ?”
“E’ un capolavoro assoluto…”
“Bene, ci intendiamo ancora a quanto vedo. Qualche consiglio su qualche film che posso vedermi?”
“’Il pistolero’ con John Wayne, l’ho rivisto da poco e fa sempre il suo effetto…” risposi senza indugio.
“Prendo nota!”
Dopodiché annunciai “Comunque c’è una cosa di cui volevo parlarti… mi sono messo in un’altra delle mie situazioni”
“Qualsiasi cosa hai fatto basta che non ti fai passare per fesso, cosa che non sei… vuoi chiamarmi ora qua?”.
Mi sentivo uno stronzo e capivo che quello che avevo in faccia non era sudore, ma lacrime.
“No ora è tardi, e poi tra una settimana sarai qui a Napoli e ne potremo parlare da vicino”
“Qualsiasi cosa hai fatto aspetta che scendo io, non ne parlare con nessuno se è grave, continua ad andare sotto l’Umberto come sempre e stai con la gente di sempre, quando mi avrai raccontato troveremo una soluzione!”, mi confortò.
Mi avrebbe mai perdonato?
“Io un’idea io ce l’avrei…”, dissi io.
“E quando mi avrai detto mi farai sentire anche l’idea, per ora ricordati se conosci il nemico ma non conosci il campo di battaglia le tue possibilità di vittoria sono dimezzate – Sun Tzu.”
“’L’arte della guerra’.”
Eugenio, poi, parlò con tono leggere “Comunque merdaccia mi hai interrotto la maratona di Star Wars in lingua originale!”.
Magari fosse solo questo.
“Vabbè ora puoi riprendere. E grazie”
“No ora vado a dormire, ‘Il ritorno dello Jedi’ lo vedrò domani… Comunque ricordati che anche se sono quassù qualsiasi cosa ci sono sempre. Buonanotte!”.