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“The Post”, Spielberg in cattedra per una lezione di storia e di cinema

locandinadi Marco Chiappetta

TRAMA: 1971 – Quando alla redazione del Washington Post arrivano gli scottanti documenti governativi che testimoniano le menzogne e gli sprechi umani ed economici dell’inutile guerra in Vietnam, già al centro di uno scoop scandalistico del New York Times, per questo portato in tribunale, la direttrice del giornale Kay Graham (Meryl Streep) vacilla se pubblicarli o meno, divisa tra l’etica del lavoro e la paura delle conseguenze per la sua testata, mentre l’audace editore Ben Bradlee (Tom Hanks) spinge affinché la verità emerga, spronando la sua squadra di giornalisti a un lavoro imponente e coraggioso.
GIUDIZIO:  Sostenuto da una sceneggiatura forte e rigorosa (firmata dall’esordiente Liz Hannah e da Josh Singer, premio Oscar per lo script di “Il caso Spotlight”), dalle strepitose interpretazioni di Meryl Streep e Tom Hanks, e da un ritmo incalzante a cui contribuisce la musica del solito John Williams, il film di Spielberg è brillante e avvincente, capace di coniugare l’impegno civile a una narrazione spettacolare, facendo di un fatto di cronaca interna al mondo del giornalismo un altro fondamentale tassello del suo mosaico sulla storia americana, con annesso una lezione di democrazia e un accurato spaccato d’epoca, nonché di un giornale leggendario (il Washington Post che in seguito avrebbe scoperto lo scandalo Watergate e detronizzato una volta per tutte Nixon), riuscendo nello stile e nella suspense a eguagliare i thriller paranoici degli anni ’70 (inevitabile il confronto con “Tutti gli uomini del Presidente” di Alan J. Pakula). Un film essenziale per capire l’America, quella di ieri e quella di oggi, ma anche più universalmente il mestiere del giornalista e i legami spesso ambigui tra potere e mass media.
VOTO: 3,5/5