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“L’inganno”, violenze e gelosie al femminile nel dramma psicologico di Sofia Coppola

53727di Marco Chiappetta

TRAMA: Virginia, 1864 – Ferito in una battaglia, il caporale nordista John McBurney (Colin Farrell) è accolto e portato in salvo in una scuola femminile diretta dall’autoritaria Miss Martha (Nicole Kidman), popolata dall’insegnante Edwina (Kirsten Dunst) e dalle giovani alunne Alicia (Elle Fanning), Amy (Oona Laurence), Jane (Angourie Rice), Marie (Addison Riecke) ed Emily (Emma Howard). Il suo arrivo, un una casa retta da morale e rigore, sconvolge gli equilibri e crea una girandola di tensioni e gelosie destinate a esplodere violentemente.
GIUDIZIO: Tratto dal romanzo di Thomas Cullinan, già portato sullo schermo nel 1971 da Don Siegel con “La notte brava del soldato Jonathan” e interpretato da Clint Eastwood, il film di Sofia Coppola (premiata per la regia a Cannes) è un melodramma psicologico, teatrale nell’impostazione, con uno huis clos claustrofobico (reso tale anche dal taglio 4:3) e fondato sui dialoghi, ma visivamente suggestivo e pittorico grazie alla magistrale fotografia di Philippe Le Sourd, che parte piano, lento, in sordina, per poi esplodere con furore, violenza e un senso della suspense perfettamente coniugato con un sottile, gelido umorismo macabro. Senza necessariamente costruire un intreccio originale e sorprendente, la regista è abile a creare un microcosmo di atmosfere, psicologie, conflitti e paradossi (la crudeltà più efferata e cinica in una scuola/casa di donne morigerate e pure) con uno stile di racconto, per immagini e per parole, che sembra davvero di un’altra epoca. Ma forse il suo merito maggiore, in un film così asettico e chiuso, è la direzione degli interpreti, tra cui spicca un’ottima Kirsten Dunst. Importante e mai invasivo il commento musicale dei Phoenix che hanno arrangiato il “Magnificat” di Claudio Monteverdi.
VOTO: 3/5