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“Baby Driver”, il film di Edgar Wright una festa per gli occhi e per le orecchie

53582di Marco Chiappetta

TRAMA: Baby (Ansel Elgort), giovane timido e solitario, impiega suo malgrado il suo talento al volante come autista per le rapine in banca organizzate dal misterioso Doc (Kevin Spacey), verso cui ha un debito di lunga data. Avverso alla violenza, ossessionato dalla musica e dal suo iPod a causa di un trauma d’infanzia, Baby accudisce amorevolmente il suo padre adottivo Joseph (CJ Jones), sordomuto e disabile, e si innamora ricambiato di Debora (Lily James), luminosa cameriera di un diner, con cui progetta una fuga lontano. Ma quando Doc gli chiede di partecipare a un ultimo colpo, con una banda formata dallo psicopatico Bats (Jamie Foxx) e dalla coppia Buddy (Jon Hamm) e Darling (Eiza Gonzalez), Baby dovrà ingegnarsi una volta di più per proteggere se stesso e la sua amata dai rischi del suo mestiere.
GIUDIZIO: Brillante crossover di generi (azione, musical, commedia, sentimentale, dramma), animato da una straordinaria colonna sonora sempre narrativa e variegatissima (rock, jazz, blues, funk, soul, rap, latina) e straripante di invenzioni visive, sonore, comiche e poetiche, il film di Edgar Wright è una perla di cinema pulp e post-moderno, un po’ videoclip un po’ fumetto, dinamico e fluido nello stile (con un montaggio geniale che alterna stacchi veloci a eleganti piano-sequenza sempre sincronizzati con le canzoni), perfetto nelle sue sofisticate coreografie (che si trattino di danza o corse in auto), ironico e dissacrante nella sua mostra di violenza, ma soprattutto tanto spettacolare quanto romantico, con un bagaglio di cose da dire (e dette benissimo, con dialoghi frizzanti e vivaci, vedi quelli straordinari tra Baby e Debora) e un modo di raccontare l’America (quella nostalgica e iconica di diner, parcheggi, lavanderie, grattacieli, negozi di dischi) che anche attraverso le citazioni pop e il manierismo consapevole non cessa mai di essere personale e unico. Effervescente, colorato, musicale nel ritmo e nei toni, quasi un manuale di regia, il film di Edgar Wright parte a mille – con una sequenza difficilmente dimenticabile ispirata al videoclip di “Blue Song” dei Mint Royale diretto dallo stesso autore nel 2003 – e mantiene la stessa velocità, la stessa sicurezza al volante fino allo splendido finale, che ne suggella lo spirito e il significato: una festa del cinema, per gli occhi e per le orecchie. Un plauso a tutto il cast, con una menzione speciale al protagonista Ansel Elgort (dj e cantante sempre più prestato al cinema), apprezzabilissimo nella danza, e alla meravigliosa Lily James, di cui la macchina da presa (e non solo) è fatalmente innamorata.
VOTO: 4/5