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Scuola: nasce il FIT, il nuovo percorso per diventare professori

formazione-istruzione-tirociniodi Mattia Papa

Vuoi diventare insegnante? Da ora c’è il FIT. No, non è un’esotica nuova proposta per tutti gli appassionati per la cura del proprio corpo, bensì l’acronimo di Formazione Iniziale e Tirocinio. Con l’approvazione del decreto delega sulla formazione iniziale dei docenti, viene totalmente modificato il sistema di accesso all’insegnamento, e con esso, il futuro di migliaia di studenti che aspirano ad insegnare.

La sospensione del TFA (totalmente a carico delle spese degli iscritti) e l’avvio del primo concorso-corso è previsto per il 2018, il che già rappresenta un approdo importante per i molti che, con il fiato sospeso, aspettavano la pubblicazione del bando di concorso già dalla primavera scorsa.
I problemi, in qualunque caso, continuano a non mancare: i posti a disposizione, ad esempio, per i tantissimi neolaureati e laureandi, saranno pochissimi o del tutto inesistenti per moltissime classi di concorso. Eppure si è alla sfrenata ricerca di insegnanti nei più svariati settori disciplinari.
Resta inoltre il nodo cruciale dei CFU (Crediti Formativi Universitari), ancora da chiarire ufficialmente, per permettere agli studenti di poter inserire nel proprio percorso formativo gli esami funzionali all’accesso al concorso senza doverli sostenere, con costi aggiuntivi, successivamente. Resta quanto mai urgente, infatti, “definire subito gli SSD (settori scientifico-disciplinari) per prevedere una fase transitoria per la quale nel primo concorso del 2018 siano ritenuti validi CFU conseguiti in qualsiasi SSD appartenente alle classi specificate nella legge 107”, come sottolineano gli studenti di Link Coordinamento Universitario.
E non mancano chiaramente problemi di natura più gravosa: la remunerazione relativa agli anni di tirocinio (€400) non sono sufficienti al mantenimento di una persona che impiega la maggior parte della sua giornata lavorativa a Scuola svolgendo il Tirocinio. “La scelta – commentano gli studenti – di un rimborso tanto basso, soprattutto se confrontato con gli altri percorsi di avvio al lavoro, ad esempio le specializzazioni mediche, denota la dequalificazione degli insegnanti che continua anche sul piano salariale”.
Tutto si muove, in qualunque caso, nel contesto della Buona Scuola firmata Renzi-Giannini, dove il Preside ha potere – per dirla in maniera stringata e eccessivamente brutale – di vita e di morte su docenti e studenti. La figura del tirocinante quindi, ancora più dei cosiddetti docenti aggiuntivi (il famoso “potenziamento” che da un paio d’anni figura come nuova conformazione del docente ‘tutto fare’, utile a risolvere i problemi delle assunzioni e delle GAE in parte, ma non certo a dar dignità ai tanti quarantenni e cinquantenni in attesa da anni e ritrovatesi a svolgere la funzione di passe-partout delle docenza, a scapito chiaramente della componente studentesca) rischia di venir sfruttata nel completamento del progetto Scuola aziendalistica.
Insomma, i passi che si sono compiuti con il mutamento delle modalità per l’accesso all’insegnamento, possiamo dire, cambiano direzione, ma i presagi che si figurano all’orizzonte, non danno segnali positivi. Diversi, ma non certo rincuoranti.