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Mentre il Pd parla, la riforma ISEE caccia gli studenti dall’Università

isee-2016-dsu-750x498di Mattia Papa

Renzi colpisce ancora. No, non si parla del gossip interno al Partito democratico e del gioco di acronimi di cui il centro-sinistra è sempre capace nel creare schieramenti interni e nuove correnti e/o partiti. Si parla, piuttosto, della famosa riforma ISEE e del paese reale, quello di cui, insomma, nessuno parla (è tornato di moda ultimamente in qualche congresso di una ricomposta area “a sinistra del Pd”, ma anche lì il gossip ha preso il sopravvento e, in un impeto socialdemocratico tipico del Belpaese, in diversi hanno abbandonato il neonato Titanic).
Gli effetti della riforma ISEE si erano manifestati già durante lo scorso anno accademico innalzando le tasse per molti studenti e rendendo inaccessibile l’iscrizione a diverse frange della società. Poi, il 17 novembre scorso, l’Ufficio Statistica del MIUR ha pubblicato i dati relativi al numero di studenti idonei e beneficiari della borsa di studio nell’a.a. 2015/16: i dati indicano che in confronto allo scorso anno, si è registrato un calo del 19% di studenti idonei, che passano da 184.227 del 2014/15 a 149.485 del 2015/16.
“Soffermandoci sulla ricerca – scrivono gli studenti di Link Coordinamento universitario –, salta agli occhi un ulteriore dato allarmante: nonostante siano calati gli idonei rispetto all’anno prima non si ottiene la copertura totale delle borse di studio, piuttosto, sono 6043 le borse di studio in meno erogate nell’aa 2015/16, rimanendo l’ultimo paese in Europa come conferma Eurydice”.
Ancora quest’anno, infatti, in Sicilia, Calabria, Campania, Molise, Lombardia e Veneto, “si registrano migliaia idonei non beneficiari di borsa di studio, che non hanno ottenuto la prima rata a fine dicembre”.
“Il tempo è scaduto – continuano gli studenti –, vanno messe in campo soluzioni all’altezza della drammatica situazione del diritto allo studio nel nostro Paese. Bisogna innanzitutto adeguarsi in tempi brevi alla modifica inserita in Legge di Stabilità 2017, in cui si introduce il fabbisogno finanziario regionale ai fini dell’assegnazione del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, aprendo un tavolo di confronto che coinvolga studenti, regioni e MIUR per determinare i nuovi criteri di riparto del Fondo, in misura proporzionale a tale fabbisogno e in tal senso definire i Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni), dando attuazione al vincolo di contribuzione regionale del 40% e superando così, l’attuale riparto delle risorse profondamente ingiusto e diseguale”.
Sempre più confusi sull’identità e i valori (quelli predicati e quelli praticati), il Parlamento e la politica faticano a focalizzare gli obiettivi, dimenticando le basi fondamentali della democrazia, l’eguaglianza ad esempio, che passa attraverso l’accesso per tutti alla formazione. Più che alle loro beghe interne, sovrastrutture di sovrastrutture, si potrebbe discutere del Paese ogni tanto, riservando ai salotti i tradimenti e gli intrighi ‘di palazzo’. Ma pare che la realtà sia stata capovolta, e si sia confusa la dignità di un Paese e la sua credibilità con vagheggiamenti congressuali e pseudo-dispute su pseudo-idee.