Home » Cinema, News, Spettacolo » “Il GGG – Il grande gigante gentile”, visionaria favola onirica targata Spielberg

“Il GGG – Il grande gigante gentile”, visionaria favola onirica targata Spielberg

prima-locandina-italiana-del-film-il-ggg-il-grande-gigante-gentile-02di Marco Chiappetta

TRAMA: Sophie (Ruby Barnhill), bambina di un orfanotrofio londinese, viene rapita una notte da un gigante (Mark Rylance), che la porta nel suo mondo, la terra dei giganti, dove tutti eccetto lui sono brutali mangiatori di bambini. Il grande gigante gentile, come si chiama lui, è invece dolce e premuroso e la porta con sé mentre svolge il suo lavoro quotidiano: creare bei sogni da portare ai bambini che dormono. Ma intanto i giganti feroci progettano una nuova strage e i due amici dovranno rivolgersi addirittura alla regina d’Inghilterra (Penelope Wilton) per far fronte alla minaccia.
GIUDIZIO: Trentesimo film di Spielberg, unione di tre poetiche sull’infanzia – la sua, quella di Roald Dahl (da cui è tratto), e quella della Disney che produce – e summa di virtuosismo tecnico con un uso davvero mirabile della performance capture mista alla live action, è una favola dal taglio onirico e surreale, esclusivamente rivolto a un’udienza di bambini, permeata di umorismo infantile, un linguaggio quasi maccheronico e gag facili (con tanto di orchestra di flatulenze al Buckingham Palace, da prendere o lasciare), che però sa essere, oltre la patina di spettacolo divertente e spassoso, una poetica ode alla fantasia dei bambini, come dimostra la visionaria messinscena dei sogni che acquistano un valore materiale e tangibile in quelle che sono le migliori sequenze del film. Ma rispetto al passato, ai suoi migliori inni sull’infanzia (“E.T.”, “Hook”, “A.I.” per dirne alcuni), Spielberg non offre una seconda lettura, una profondità metaforica degna del suo talento, e si limita a strabiliare, con invenzioni visive ed effetti speciali pur maestosi (a opera della WETA), laddove la struttura narrativa vacilla in un ritmo troppo altalenante. È comunque innegabilmente un film di Spielberg, non solo per i temi e l’universo, ma anche sul piano stilistico, classico e pioneristico a un tempo, con i proverbiali contributi dei suoi collaboratori storici: la musica di John Williams, la fotografia di Janusz Kaminski e le scenografie di Rick Carter.
VOTO: 3/5