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Elezioni in Montenegro: vittoria del PDS e arresto di venti estremisti serbi

Articolo #62 - Elezioni in Montenegro, vittoria del PDS e arresto di venti estremisti serbidi Marco Passero

Non è stato facile,
ma grazie al vostro appoggio siamo riusciti a vincere.
[…] Presto il Montenegro entrerà a far parte della Nato
e verrà intensificato il negoziato di adesione all’UE,
mentre in economia vi sarà una sicura crescita.
(Milo Djukanovic)

Milo Djukanovic ha trionfato. Il premier, leader del partito democratico dei socialisti, ha ottenuto la maggioranza dei voti alle elezioni svoltesi domenica 16 ottobre in Montenegro. La vittoria ha un peso potenzialmente enorme in quanto il politico filo-occidentale nativo di Nikšić è deciso a entrare nella Nato e nell’Unione europea, sfidando Mosca. “Vogliamo essere membri della Nato e dell’UE o una colonia russa?”, aveva detto provocatoriamente Djukanovic nei giorni scorsi. La Russia e i russofili nemici a Podgorica di Djukanovic e a Belgrado dell’europeista Vucic hanno infatti sempre palesemente osteggiato questa deriva occidentale.
La vittoria alle politiche non è però sufficiente a governare in solitaria, senza partner di coalizione, poiché manca la maggioranza dei seggi in parlamento. Djukanovic ha dichiarato che un nuovo governo potrà formarsi con i tradizionali alleati, i partiti delle minoranze etniche. La principale formazione di opposizione, il partito democratico filo-russo, secondo i primi dati elettorali, ha ottenuto poco più del 20 per cento dei voti. Altri due partiti, Kljuc e Democratici del Montenegro, hanno ottenuto il 10 per cento a testa.
Proprio nel giorno della tornata elettorale – con partecipazione massiccia di quasi i tre quarti della popolazione attiva – il paese è stato scosso dalla notizia di un piano sovversivo progettato da estremisti serbi. Secondo polizia e servizi della capitale Podgorica, elementi politici e malavitosi, che nel mirino hanno anche il premier riformista Vucic contro cui di recente hanno tentato di far esplodere una bomba, puntavano addirittura a rapire il premier e in generale a provocare scontri e disordini. Le operazioni hanno portato all’arresto di venti paramilitari serbi, tra cui anche l’ex comandante delle forze speciali serbe, Bratislav Dikic, rimosso dalla carica nel 2013 a causa di presunte attività criminali.
Giorni di tensione, insomma, nel piccolo paese balcanico. I poco più di seicentomila abitanti attendono sviluppi quanto mai significativi: stavolta si è trattato di una tornata elettorale dai risvolti rilevantissimi che potrebbe coinvolgere le sorti e gli equilibri dell’intera Europa e dei membri dell’Alleanza Atlantica.