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Turchia, la stretta repressiva di Erdogan dopo il golpe fallito

13906852_1783958228512253_8143555540449814247_ndi Gabriele Borghese

Dopo due settimane dal tentato colpo di stato in Turchia, avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 luglio, continuano le purghe nei confronti dei dissidenti veri e presunti.
Il bilancio complessivo riporta circa 18mila arresti e 50mila passaporti revocati. Al tentativo di colpo di stato avrebbero partecipato circa 9mila militari cioè l’1,5% dell’esercito turco. Circa il 40% dei generali e degli ammiragli sono già stati espulsi. Attraverso le varie riforme Erdogan porterà sotto il controllo diretto della presidenza i servizi segreti e lo stato maggiore dell’esercito, che prima facevano capo al Governo.
Numerosi sono anche i provvedimenti contro i media turchi intrapresi contro 45 testate giornalistiche e 16 canali televisivi vicini al magnate Fetullah Gulen, accusato da Ankara di essere l’ispiratore del colpo di stato.
Dopo il 15 luglio infatti il governo turco ha dichiarato di considerare un’organizzazione terroristica “Hizmet”, il movimento fondato da Gulen.
Tra le testate colpite c’è il quotidiano “Zaman”, un giornale di opposizione che nei mesi scorsi era stato commissariato, accusato di essere fetullahista. La Committee to Protect Journalists (CPJ) ha chiesto alla Turchia di non arrestare i giornalisti.
Sono stati rimossi dagli incarichi anche 1577 rettori di tutte le università turche. Quindicimila tra impiegati, funzionari ministeriali e insegnanti sono stati sospesi con effetto immediato ed iscritti in un registro di inchiesta dal Ministero dell’Istruzione. In totale 66mila funzionari pubblici sono stati licenziati o sospesi.
Con voto unanime del Parlamento turco è stata creata una commissione d’inchiesta speciale per indagare sul fallito colpo di stato. La commissione avrà rappresentanti dei quattro principali partiti politici: il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), il Partito Repubblicano Popolare (CHP), il Partito Democratico Popolare (HDP) e il Partito del Movimento Nazionalista (MHP).
Lo stato di emergenza durerà tre mesi nel corso dei quali, ha annunciato il vicepremier Numan Kurtulmus: “Rivedremo la struttura organizzativa dell’intelligence e le relazioni tra potere civile e militare”. Potranno essere fermate e trattenute persone sospette fino a 30 giorni, anche senza accusa formale. Sempre Kurtulmus ha dichiarato che la Turchia sospenderà temporaneamente la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu in un’intervista al quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ha dichiarato che è in corso di valutazione l’ipotesi di un referendum sulla reintroduzione della pena di morte. Il tentativo di golpe rischia dunque di riportare la Turchia indietro di diversi anni, in materia di diritti dei cittadini e dell’esercizio delle loro libertà. Nel 2005 infatti era stato riformato il codice penale che recepiva alcune richieste dell’UE, abrogando alcune norme che limitavano la libertà di stampa, e rafforzavano la tutela di donne e bambini.