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Anonymous contro la violenza razziale: svelate le identità di mille presunti membri del KKK

Articolo #34 - Anonymous contro la violenza razzialedi Marco Passero

“Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della congiura delle polveri contro il Parlamento. Non vedo perché di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto. Ma l’uomo? So che il suo nome era Guy Fawkes e so che nel 1605 tentò di far esplodere il Parlamento inglese. Ma chi era realmente? Che tipo d’uomo era? Ci insegnano a ricordare le idee e non l’uomo, perché l’uomo può fallire. L’uomo può essere catturato, può essere ucciso e dimenticato. Ma 400 anni dopo ancora una volta un’idea può cambiare il mondo. Io sono testimone diretto della forza delle idee, ho visto gente uccidere per conto e per nome delle idee, li ho visti morire per difenderle”. (V per Vendetta)

La data del 5 novembre è particolarmente significativa per i membri di Anonymous, una forma di attivismo politico legata alla navigazione in rete e all’abilità nell’hackeraggio che identifica singoli utenti o intere comunità online che agiscono anonimamente. Le attività dei componenti dell’organizzazione possono riguardare la pubblicazione di informazioni riservate acquisite tramite incursioni informatiche, e la modifica o il blocco temporaneo di varie attività online. Il 5 novembre 1605 il cospiratore inglese Guy Fawkes orchestrò un complotto per tentare di far esplodere la Camera dei Lord, e la maschera del personaggio, cui si è ispirato anche il film “V per Vendetta” (J. McTeigue, 2005), è divenuta il simbolo degli attivisti in tutto il mondo. Proprio lo scorso 5 novembre Anonymous ha svelato le identità di circa mille persone appartenenti o simpatizzanti del Ku Klux Klan, motivando l’azione come “forma di resistenza” contro la violenza razziale. Il gesto segue una lunghissima serie di schermaglie cominciate già nell’estate 2014, in occasione dell’uccisione di un diciottenne nero disarmato, Michael Brown, da parte di un agente bianco a Ferguson, Missouri. La decisione di non incriminare il poliziotto Darren Wilson aveva provocato importanti proteste di piazza, mobilitando diverse centinaia di persone tra le cui fila spiccavano numerosi membri di Anonymous con le inconfondibili maschere di Fawkes. Già lo scorso weekend il gruppo aveva pubblicato online, e dunque diffuso sul web, una lista di nomi, indirizzi mail e numeri di telefono di diversi esponenti del gruppo razzista di estrema destra; quell’elenco sarebbe tuttavia un falso, in base a quanto riferito dalla BBC, mentre nella nuova lista sarebbero presenti i dettagli dei profili social di persone che hanno aderito a gruppi legati al KKK su Facebook e Google+, e su molti di tali profili sono presenti slogan e immagini inconfutabilmente razzisti. In un comunicato che accompagna la lista Anonymous ha tenuto a sottolineare che per crearla non si è fatto ricorso all’hackeraggio ma all’intelligenza umana: “Questo significa che gli individui sono stati spesso identificati ricorrendo a fonti umane di informazione attraverso metodi aperti (interviste con esperti) o coperti (spionaggio digitale/ingegneria sociale)”.

Nel novembre dello scorso anno Anonymous, che intanto ha lanciato una campagna soprannominata “Hoodoff” (Giù i cappucci) dopo che il KKK ha minacciato l’utilizzo della “forza letale” contro chiunque contesti l’uccisione del giovane Michael Brown, aveva preso il controllo dell’account twitter del Ku Klux Klan, sostituendolo con il proprio logo. “Non abbiamo mai dimenticato le vostre minacce ai manifestanti di Ferguson, e di certo non abbiamo dimenticato voi”, scrivono gli Anonymous in una pubblicazione online fedele al motto del gruppo: “Noi siamo Anonymous. Siamo legione. Non perdoniamo. Non dimentichiamo. Aspettaci!”.