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Test Invalsi 2015, la Campania boicotta: prove incomplete e aule vuote, il dissenso dalle scuole alle università

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Oggi, in tutto il Paese, si sono contestate le prove Invalsi, i test che servono per valutare la preparazione degli studenti all’interno delle scuole, da sempre rifiutate dagli studenti poiché espressione di un modello scolastico che omologa gli alunni ed è studiato solo nella misura in cui valuta i livelli di preparazione dei giovani nelle regioni, così da finanziare, attraverso il meccanismo del merito e della conseguente premialità, più o meno gli istituti e l’istruzione nelle regioni stesse: si misura l’effettivo profitto e rendimento dei luoghi della formazione, così come se si fosse in un’azienda.

Dalla Campania l’adesione è stata incredibilmente partecipata: diverse le scuole che hanno boicottato i test lasciando le aule vuote o riempiendo i questionari con frasi di contrarietà alle prove. “La maggior parte degli studenti campani – dichiarano gli studenti della Rete della Conoscenza Napoli – oggi non ha sostenuto le prove Invalsi. Le forme di boicottaggio sono state diverse: alcuni studenti si sono rifiutati di compilarli, altri non sono entrati producendo striscionate, sit-in e assemblee fuori le scuole, mentre a Napoli e ad Avellino ci sono state azioni di piazza. Rifiutiamo questo modello di valutazione basato su test a crocette che impongono un sapere nozionistico e non critico. Rifiutiamo inoltre la retorica del merito e della competizione fra le scuole: non bisogna costruire premialità, ma aiutare le scuole più in difficoltà. Non ha senso comparare le scuole con un test unico che non tiene conto della situazione sociale nella quale la scuola si va ad inserire”.

11206579_918220234887242_7118264633881656256_oAnche gli universitari sono scesi in piazza accanto agli studenti medi. Gli universitari di Link Napoli, hanno calato presso l’Università l’Orientale a palazzo Giusso, uno striscione contro i TECO (TEst sulle COmpetenze), che propongono lo stesso modello di valutazione delle Invalsi all’interno delle università. Le prove TECO (TEst sulle COmpetenze) “sono concepite per valutare le capacità degli studenti in materia di ragionamento analitico, soluzione di problemi e comunicazione scritta, indipendentemente dai loro cursus accademici”. “Ossia – scrivono in una nota gli studenti di Link Napoli – a sottolineare (nella totale assenza di un punto di partenza comune tra gli studenti e gli atenei) le differenze che intercorrono tra uno studente e l’altro, tra gli studenti di un ateneo rispetto ad un altro, le competenze di chi può e deve essere selezionato per mandare avanti il sistema produttivo e chi invece può essere gettato nell’impelagato mare della precarietà”.

“Stamattina – continuano gli universitari nella nota della Rete della Conoscenza Napoli –, abbiamo affisso uno striscione che denunciava la scelta dell’Università Orientale e della neo Rettrice, di far sostenere quest’anno le ancora sperimentali prove TECO presso l’ateneo. Noi chiediamo che l’Orientale faccia un passo indietro sul tema, e che piuttosto sostenga gli studenti affinché questi abbiano la possibilità di partire dalle stesse condizioni economiche per una vera eguaglianza all’interno della formazione che non deve discriminare le condizioni materiali di partenza, bensì permettere a tutti di emanciparsi e autodeterminarsi”.

Due i cortei che hanno sfilato per le strade di Napoli con cori contro il DDL Buona Scuola, poiché le prove di valutazione degli studenti rientrano perfettamente nella riforma del Governo in cui sempre di più si assottiglia la Scuola su un modello aziendalistico e depauperato dalla sua funzione principale: la formazione. I cortei si sono diretti verso Piazza Municipio dove uno schieramento di polizia ha impedito ai manifestati di dirigersi a via Santa Lucia, alla sede della regione Campania.

“Il DDL Buona Scuola – conclude la nota della Rete della Conoscenza Napoli – incarna pienamente il modello Invalsi ed estende quel modello di valutazione e di competizione a tutto il mondo scolastico. Non possiamo accettare una svolta così autoritaria del governo, nell’imporre i tempi della discussione e che propone un disegno di legge con 14 deleghe al governo. Continueremo a mobilitarci contro la privatizzazione e l’aziendalizzazione delle nostre scuole”.