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Sprechi nel servizio sanitario nazionale: 13 miliardi per attività inutili

di Marco Passero

Analisi, esami e controlli di ogni tipo, visite in Pronto soccorso, farmaci e infine cibo per le strutture ospedaliere. Nonostante gli schiaffi della crisi economica in tutti i settori, gli italiani continuano a permettersi il lusso di sentirsi malati cronici.

“[…] preoccupazione, priva di reali fondamenti organici, relativa alla salute in generale oppure alla condizione di particolari organi”: questa la definizione di ipocondria, termine più che mai appropriato per definire un sentire collettivo sovvenzionato dal servizio sanitario nazionale in maniera così generosa da divenire uno spreco. L’esempio più lampante riguarda le donne incinta, poiché le nascite stanno diminuendo (si tratta di un dato evidente, documentato e incontrovertibile), ma i test preventivi aumentano. C’è dunque uno spreco per esami inutili che, in base a quanto dichiarato dal ministro Lorenzin, ammonta a ben 13 miliardi di euro l’anno. Ma dietro (e oltre a) test e controlli vari (due italiani su tre fanno una tac all’anno) c’è molto altro. Per quanto concerne le visite in Pronto Soccorso, in alcune grandi città non c’è posto per pazienti realmente bisognosi che spesso decedono durante i continui spostamenti da un ospedale all’altro; contemporaneamente, degli oltre venti milioni di cittadini che nel 2014 hanno ritenuto fondamentale rivolgersi al Pronto Soccorso per un ricovero, questo è stato concesso solo in poco più di un caso su dieci, ritenendo che per la restante parte si trattasse di preoccupazione eccessiva, per non dire di malati immaginari. Va sottolineato comunque che i medici di famiglia dovrebbero essere il primo punto di riferimento, se solo fosse sempre possibile rivolgersi a loro. Preoccupante anche lo spreco di farmaci: il servizio sanitario nazionale ne copre molte tipologie, ma di tutti quelli che gli italiani acquistano buona parte finisce tra i rifiuti. Si calcola addirittura che ogni famiglia italiana sprechi ogni anno tra gli 80 e 100 € per farmaci che poi non vengono utilizzati, ma riposti in quegli armadietti diventati piccole infermerie prima di essere gettati. Inoltre, nonostante continue ma mai abbastanza efficaci campagne di sensibilizzazione all’uso appropriato di antibiotici, con quello slogan “Usiamoli solo quando necessario” che invita a non abusarne relativamente a tempi e dosi e ad assumerli solo dopo prescrizione medica, la maggioranza degli italiani ne assume quasi il doppio rispetto alla media europea giungendo, tra le altre cose, non solo a uno spreco di soldi ma anche e soprattutto a una perdita di efficacia di tali medicinali il cui abuso aiuta il batterio a sviluppare una resistenza. Ma quando parliamo di un dato “medio” va sempre considerato che la realtà ha molte più sfumature, rappresentate in questo caso da un’altra Italia che invece non può permettersi cure e farmaci di cui avrebbe bisogno. Ad alimentare questa corsa al farmaco, con conseguente e inevitabile spreco, medici che firmano ricette in bianco e farmacisti che non avanzano alcuna rimostranza dinanzi a richieste di farmaci senza la prescrizione.

In un paese che non potrebbe assolutamente permetterselo, dunque, ancora sprechi. In questo caso si parla di sanità, relativamente all’agire dell’italiano medio, auspicando che sensibilizzazioni in tal senso ottengano l’effetto sperato e che si raggiunga un equilibrio tra le due facce del paese, ovvero tra chi spreca senza remore e chi non riesce a permettersi il minimo.