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Napoli, prosegue il percorso di sollevazione sociale: la protesta analizzata da università, sindacati e società civile

IMGP7278di Stefano Santos

Nella cornice dell’ex asilo Filangieri prosegue il percorso di sollevazione sociale, che ha avuto come esiti la manifestazione del 7 novembre alla Città della Scienza e lo #ScioperoSociale del 14 novembre, di reazione alle politiche del Governo Renzi e ai suoi tre pilastri della sua politica: Il Jobs Act, la Buona Scuola e lo Sblocca Italia. Questa volta la forma adottata è quella di un dibattito pubblico, una sorta di tavola rotonda in cui si sono succeduti i vari interventi. Esponenti della politica universitaria, della Fiom, associazioni culturali, collettivi e Libera si sono incontrati e hanno discusso sui temi più differenti. Una eterogeneità che comunque è orbitata sempre attorno a un fondamentale snodo concettuale. Il Sud, introdotto dall’intervento introduttivo del coordinatore di Link Napoli Stefano Kenji, che osserva la pubblicazione del rapporto SVIMEZ del 2013 che delinea un paese sempre piú spaccato e diseguale a suo sfavore. Costretto a caricarsi di tutti gli effetti negativi della recessione in corso, in cui la variazione del Pil non è avvenuta in maniera proporzionale in tutto il paese, cresciuto dal 2001 del 2% al Nord e diminuito del 7,2% – aggravando una situazione già anomala, facendo meritare al Mezzogiorno il titolo di “Grecia d’Italia”. Un “grande incubatore di povertà e precarietà”; in cui il tasso di povertà relativa giunto al 22% allarga spazi già ampi di esclusione sociale; un lavoro che non riesce più a nobilitare l’individuo e a farlo uscire dallo stato di minorità; la diseguaglianza con il Nord che aumenta invece di diminuire; dispersione scolastica che segna il fallimento dell’istruzione pubblica e obbligatoria nello stabilirsi come pilastro istituzionale in strati della società ad alto rischio; emigrazione giovanile dal Sud divenuta qualcosa ormai strutturale e che sottrae al Sud del capitale umano fondamentale per la sua ripresa; a livello universitario un diritto allo studio che non viene implementato, con i più alti tassi di “idonei non assegnatari” nelle graduatorie delle borse di studio proprio al Sud.

Il tema del lavoro, con riferimenti alla desolata esperienza di Bagnoli e la correlata desertificazione delle infrastrutture industriali in una regione negli anni del ‘miracolo economico’ una delle piú industrializzate del paese – introdotto dal responsabile Fiom per la Campania. Minacciato dalla paventata caduta dell’art. 18 pilastro dello Statuto dei Lavoratori prospettata dal Jobs Act, presentata come modernità e invece pretesto per la creazione di ulteriore precarietà, per il ritorno a una situazione dei rapporti lavoratore-datore di lavoro degli anni 50. Una cosa che sta già avvenendo, con l’esperienza infamante dei cosiddetti reparti confini a Nola, impiegati dalla Fiat per escludere gli operai “ribelli” e malati dal ciclo produttivo, senza licenziarli, costringendo loro a vivere in un limbo alienanti dal punto di vista psico-fisico. La questione ambientale, la bonifica arenata dell’area ex Ilva-Italsider di Bagnoli, la vicenda dei rifiuti tossici scaricati negli anni a beneficio della crescita industriale per Nord, il correlato altissimo tasso di tumori tra le popolazioni che abitano queste aree; l’area grigia rappresentata dalla presenza della criminalità organizzata e la palude del sommerso: un calderone di idee a cui questo dibattito pubblico ha cercato di trovare un momento di sintesi, per la creazione di un fronte comune di opposizione che riesca a concepire un modello di sviluppo alternativo a quello oggi egemone. Le cui espressioni, a partire dalla manifestazione del 7 Novembre alla Città della Scienza, allo #ScioperoSociale del 14 Novembre, al corteo degli operai metalmeccanici della FIOM organizzato per il 21 Novembre, costituiscono solo tappe di un percorso molto più ampio.