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PhDays Napoli 2014, alla Federico II di Napoli la riflessione sulla ricerca accademica. Ma la Legge di Stabilità 2015 fa tremare le Università

10387308_10205515827441277_6577788877972256405_ndi Stefano Santos

L’Università Federico II di Napoli farà la cornice alla rassegna PhDays Napoli 2014, tre incontri organizzati dall’ADI (Associazione dei Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani) che si svolgeranno tra il 29 e il 30 Ottobre. I temi discussi nella manifestazione saranno quelli cruciali che da sempre attraversano il dibattito generale sull’efficacia del sistema universitario italiano.

La questione critica sulla capacità delle università nazionali e del mondo del lavoro in generale di impiegare in modo efficiente i dottorandi e post-doc italiani verrà affrontata nel primo incontro (il 29 ottobre alle ore 10) presso l’Aula Pessina della sede centrale dell’Università Federico II al Corso Umberto. Saranno presentati, infatti, i risultati della IV indagine nazionale su dottorato e post-doc e dell’indagine locale condotta dalla sede di Napoli sulle condizioni dei dottorandi iscritti ai corsi negli atenei napoletani, con l’invito a partecipare agli organi di governo delle Università di Napoli. Tra gli interventi, spicca quello di Bruno Catalanotti, senatore accademico dell’Università Federico II, FLC CGIL Napoli, oltre al segretario nazionale e a quello napoletano, Antonio Bonatesta e Roberta Russo. La situazione odierna – che perdura però da molti anni – è quella di una generale incapacità di impiegare al meglio le menti più brillanti, costrette nella stragrande maggioranza delle volte alla precarietà o alla disoccupazione (con tassi tra i più alti nell’intera forza lavoro) e di conseguenze indotte a volgere il proprio sguardo verso le realtà europee e americane più virtuose a attraenti. Tema altrettanto delicato, sulla valutazione della ricerca e dei criteri di finanziamento degli Atenei, fondamentale per la creazione di un sistema più virtuoso che vada a premiare le Università più dinamiche e attive, viene discusso nel secondo incontro, alle ore 14,30 nell’Aula 11: una tavola rotonda dal titolo “Valutare la Ricerca?”, con punto di partenza del dibattito dalle riflessioni emerse sul numero 360/2013 delle rivista Aut Aut “All’indice. Critica della valutazione della ricerca”. Tra gli interventi, quello di Amedeo di Maio, membro del CdA dell’Università “L’Orientale” di Napoli, Valeria Pinto autrice di “Valutare e punire. Una critica della cultura della valutazione” e Tommaso Russo, senatore accademico della Federico II.
Infine, riflessione direttamente legata al finanziamento della ricerca, rivolto ai giovani ricercatori, nell’incontro (il 30 Ottobre alle ore 15) presso l’Aula Caianiello del Dipartimento di Fisica al Polo di Monte Sant’Angelo, dal titolo “Finanzia la tua ricerca – Horizon 2020”. Con riferimento ai piani di finanziamenti di respiro europeo legati ai Fondi strutturali e di investimento del 2020, saranno presentati i bandi a cui il giovane ricercatore potrà accedere in modo autonomo, assieme a una discussione sulle relative strategie vincenti per far vincere le proprie idee, condotta attraverso una question time con gli interlocutori istituzionali (come Nevio Dubbini, Rappresentante Adi in Eurodoc e Marco Matarese dell’Apre Campania) e gli studenti.

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan

La due giorni di incontri napoletana arriva in un momento di fibrillazione per l’università italiana, che assiste alla presentazione da parte del governo della Legge di Stabilità per il 2015, recante le norme che disciplineranno il budget delle università in diversi suoi aspetti fino al 2022, e sull’assunzione e ruolo dei ricercatori. La novità più evidente è l’aumento permanente di 150 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che neutralizza quasi del tutto gli effetti del cosiddetto “taglio Tremonti” di 170 milioni di euro, ma che viene adombrato dalle disposizioni successive, che “in considerazione di una razionalizzazione della spesa per acquisto di beni e servizi da effettuarsi a cura delle università” prevedono taglia al FFO di 34 milioni di € per il 2015 e di 32 milioni dal 2016 al 2022. Questi tagli sono ancora una volta “compensati” da articoli che dispongono la devoluzione al FFO dei fondi della gestione stralcio del Fondo Speciale per la Ricerca Applicata (FESRA) di una somma pari a 140 milioni di € – questa volta solo una tantum – e alla destinazione delle risorse dello sfortunato polo universitario di Erzelli (Genova) dal 2016 al 2022 in ragione di 5 milioni annui per un totale di 35 milioni di euro. Un programma di de-finanziamenti che arriverebbe alla fine del 2023 a 278 milioni di tagli totali e 1,4 miliardi di € di minor finanziamento (fonte roars.it). Una “boccata d’ossigeno” solo apparente.
Sul fronte del reclutamento universitario, l’art.28 ss. dispone che le università che al 31 dicembre dell’anno precedente riportino un valore dell’indicatore delle spese di personale inferiore all’80% (le cosiddette università “virtuose”), a partire dal 2015, possono assumere ricercatori a tempo determinato di tipo A e B, anche utilizzando le cessazioni avvenute nell’anno precedente riferite ai ricercatori di tipo A, già assunti a valere sulle facoltà assunzionali del comma in oggetto – promuovendo, dunque, nelle università più sane dal punto di vista finanziario, la possibilità di un ricambio totale del personale di ricerca, con la nota negativa della proroga fino al 31 dicembre 2015 del blocco degli avanzamenti di stipendio per il personale non contrattualizzato che avrà effetti molto negativi sul futuro previdenziale soprattutto dei ricercatori più giovani, che a fine carriera si ritroveranno inquadrati in classi stipendiali inferiori rispetto a quanto dovrebbe spettare loro. Con il risultato di una università ancora meno competitiva e ancora meno attraente, sia per gli studenti italiani che quelli stranieri, tra le ultime in Europa, assieme a Slovenia e Polonia (almeno per quanto riguarda il dato del 2010).