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“Il principino azzurro”

di Luigi D’Antò

Perché il protagonista è “il principino azzurro”? Cos’è che lo rende differente da un “principe azzurro”?
Un principe azzurro arriva al galoppo col suo magnifico cavallo bianco, munito di spada e di oggetti magici e sconfigge senza esitazioni draghi, orchi e tutto ciò che ostacola il cammino, sempre costellato di pericoli e trabocchetti, che porta alla residenza della principessa da salvare. Alla fine di ogni storia, il principe e la principessa si allontanano e scompaiono nell’orizzonte.
Il principino azzurro non ha un cavallo bianco, anzi, non possiede proprio un cavallo (anche se a volte afferma il contrario facendo lo sbruffone). Vive la maggior parte delle sue avventure a piedi. Se avesse un cavallo farebbe ciò che hanno fatto tutti gli altri principi: correrebbe in tutta fretta verso la sua meta senza avere il tempo neanche di guardarsi intorno.
Egli non possiede una spada. Anche se in alcuni momenti gli tornerebbe assai utile. Egli deve contare sulle proprie forze. Proprio questo gli procurerà la stima di vari personaggi che conoscerà lungo il percorso, che a loro volta gli sveleranno aspetti della loro vita che non mostrano a tutti. Vaga senza una meta precisa, ma questo non lo abbatte né lo fa arrendere.
Il principino azzurro non conosce ancora la sua principessa. Non è che gli siano antipatiche le principesse, anzi, in più occasioni cerca di aiutarle e di avvicinarle ai loro innamorati. Tuttavia non ha ancora trovato, né ha mai visto, la sua.
“Principe azzurro” non è un titolo nobiliare. Non ci si nasce, ma ci si diventa.
Il principino azzurro è questo, digrignare i denti, stringere le nocche e credere fermamente che con ogni propria azione si possa diventare per davvero un principe azzurro.
Riuscirà il principino a diventare un vero principe e a trovare la sua principessa? E cosa succederà prima di allora?

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